Approfondimenti
La scelta del Giornale di Brescia che non aggiornerà più la sua pagina facebook: una riflessione
- Di: Alexandro Everet
- Mar 17 Nov 2020
Nella vicina Brescia un giornale, il Giornale di Brescia, ha fatto una scelta controcorrente: non aggiornerà più la sua pagina facebook. Ecco qui il post che lo annuncia:
Il giornale spiega nell'articolo di accompagnamento che i commenti spesso erano incivili, violenti, falsi e volgari e per questo motivo si è deciso di chiudere a facebook l'aggiornamento del giornale. Premesso: nessuno ha la verità in tasca e ogni scelta va rispettata, noi abbiamo opinioni, non verità. Veniamo al nocciolo. Prima di tutto va detto: è vero, spesso su facebook si incontrano persone che non si comportano in modo civile. C'è chi è volgare, c'è chi è minaccioso, c'è chi sostiene cose senza contatto con la realtà. In fondo, però, i social non sono altro che lo specchio della vita reale: anche nella vita di tutti i giorni si incontrano persone così. La differenza è che su facebook si tende a notare di più un commento violento (facciamo un esempio: se ci sono nove commenti civili e uno aggressivo, quello aggressivo tende a farsi notare dagli altri utenti).
E' anche giusto dire (e non parliamo del Giornale di Brescia: non lo seguiamo con assiduità quindi non abbiamo idea se lavori bene o male, non diciamo nulla su questo) che i mass-media hanno le loro colpe, non si devono tirare fuori dalla mischia. Troppo spesso c'è una informazione troppo sopra le righe, più urlata che narrata, magari superficiale, a volte contradditoria. Ci sono dei motivi per questo (uno è la crisi dei giornali che riduce le risorse e di conseguenza la qualità, leggi La crisi della carta stampata: ecco i numeri (e la crisi sanitaria incide relativamente: il trend era già in corso) ma è indubbio che l'effetto rende più complesso mantenere la calma negli interventi di chi commenta.
Noi abbiamo la nostra idea, però: il progresso non si può fermare, può piacere o meno, ma i social fanno parte e faranno parte della nostra vita. Se usati correttamente, poi, possono essere uno splendido strumento di informazione e di diffusione della cultura.
Non si può scappare. Inoltre, se i commentatori si comportano male, dipende anche dall'ambiente che costruisce chi scrive. Essere pacati, educati, parlare sotto voce, contribuisce a spingere i commentatori a ricambiare. Se un commentatore critica, non bisogna mettersi su un piedistallo ma accettare la critica, ragionarci, saper perfino chiedere scusa (se si ritiene di essere nel torto, non per forza, ovviamente). In ogni caso noi siamo contrari ai "blast" (quando chi sta da questa parte della barricata "bastona" il commentatore critico o indisciplinato) che piacciono molto alle "tifoserie": piacciono proprio perché dividono, chi è d'accordo con te tifa per te quindi si esalta, chi è contrario alla tua posizione si arrabbia e poi la scarica con commenti sopra le righe. Noi non vogliamo tifosi, vogliamo gente che ragiona. Anche il commento più critico o più duro, va replicato sempre con educazione.
L'unica linea che non deve essere valicata è quella della civiltà: una minaccia esplicità o una volgarità non si tollerano. Non c'è però bisogno di "scappare": esistono delle leggi, chi sbaglia paga e vale anche sui social (per esempio oggi ci è capitata sottomano una sentenza di un soggetto che sui social aveva diffamato Tavecchio, l'ex presidente Figc, che peraltro a chi scrive nemmeno piace per come lavora, ma c'è modo e modo di esprimere le critiche e il diffamatore è stato condannato a pagare 60000 euro. Avete capito bene, 60000 euro!)
La linea perciò per noi è chiara: commenti liberi, da rispettare sempre finché sono civili. Se poi qualcuno passa la linea della civiltà, c'è la legge.
PS Abbiamo pagine anche molto grandi, perfino di più di quella del Giornale di Brescia, con orgoglio possiamo dire che i commenti incivili sono rarissimi. Non ci credete? Controllate voi stessi! E non parliamo solo de "La Quinta T di Cremona" che è una realtà piccola, abbiamo pagine anche molto grandi come Voglia di Storia. Si può fare, ne siamo convinti, bisogna crederci però e avere un metodo: pretendere rispetto ma anche concederlo (e rispettare il lettore vuole dire non trattarlo dall'alto in basso, non trattarlo come un bambino, non bastonarlo senza pietà se sbaglia, essere comprensivi finché si può, in una parola avere pazienza...)
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