Approfondimenti

Contenere la pandemia con successo: l'esempio della Corea del Sud (e confronto con i nostri errori)

Il sito Our World in Data (che fa parte della famiglia dell'Università di Oxford) è sempre una fonte preziosa di notizie e dati scientifici sulla pandemia. Ha pubblicato un articolo che spiega nel dettaglio come la Corea del Sud ha contenuto i danni della pandemia. Capire come hanno fatto i coreani è secondo noi molto importante: ci sono tanti paesi che hanno fatto peggio della Corea, ma è ai migliori che bisogna guardare per imparare. Intanto un dato: pur essendo stata colpita a fine gennaio come l'Italia dai primi casi accertati (ricordate i turisti cinesi a Roma?) e pur avendo oltre 50 milioni di abitanti (poco meno dell'Italia), la Corea ha poco più di 1600 morti dichiarati mentre l'Italia in queste ore tocca quota 100000. Fate pure voi i confronti, tenendo pur conto che ogni paese fa storia a sè e fare paragoni è difficile (la distanza nei risultati, come vedete, è però enorme).

Dicevamo, come hanno fatto? L'articolo lo spiega nel dettaglio (a proposito, se volete leggerlo, ma è in inglese: https://ourworldindata.org/covid-exemplar-south-korea):

1) La Corea aveva l'esperienza dell'epidemia di Mers e questa l'ha aiutata ad arrivare più pronta (questo dava ai coreani un vantaggio oggettivo)

2) Tracciare: la Corea del Sud ha costruito una rete innovativa e capace di operare sui grandi numeri di screening della popolazione e ha collaborato col settore privato per garantire l'afflusso di test. Ci sono 600 centri di monitoraggio e 150 laboratori di diagnostica operativi. A novembre 2000 si potevano fare 110000 test al giorno. L'Italia ha faticato molto in questo settore

3) Contenere: la Corea ha isolato i positivi, garantendo supporto a chi era in quarantena (mai lasciato da solo!) e tracciando in modo certosino i contatti. Centinaia di agenti di indagine epidemiologica sono stati utilizzati con ampio margine di indagine compreso l'accesso alle informazioni delle carte di credito e alle tv a circuito chiuso (ovviamente per individuare i contatti). Pure qui in Italia non si è visto niente del genere. 

4) Trattamento: per garantire la risposta sanitaria si è ingaggiato personale. Nella sola Daegu, grande città subito colpita dall'epidemia, sono stati reclutati 2400 operatori sanitari (ricordate le recenti dichiarazioni delle autorità cremonesi sulla carenza di personale sanitario?). Sono stati costruiti ospedali temporanei e per garantire i DPI sono stati acquistati con un sistema centralizzato di fornitura. I malati non sono stati gestiti insieme ma smistati in base alla gravità dei sintomi in strutture diverse pensate per un trattamento diverso

5) Chiarezza: le informazioni alla cittadinanza sono state date senza creare confusione, le fonti di disinformazione sono state inviduate e controllate

6) Punizioni: chi è in quarantena come detto non viene lasciato solo ma aiutato e monitorato a distanza. In caso di violazione della quarantena, però, ci sono più di 8000 dollari di multa da pagare.

Da inizio pandemia in Corea del Sud i casi confermati sono in tutto 92000 (avete letto bene: 92000 da inizio pandemia), come detto i morti poco più di 1600. Il Pil della Corea del Sud nel 2020 è calato solo dell'1%, attività e scuole hanno avuto momenti di chiusura ma nel complesso sono rimaste aperte quasi sempre, almeno in confronto all'Italia (che da un anno, con un break estivo, tiene chiuse attività di vario genere)

Attenzione: non è stato tutto facile. Ci sono stati focolai, chiusure, momenti di difficoltà. Ogni paese del mondo ha pagato un prezzo alla pandemia. Il punto è quanto alto deve essere questo prezzo? Per la Corea del Sud sicuramente più basso che per l'Italia e questo deve fare riflettere...

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