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I centri commerciali declinano ma a Cremona continuano a nascere: riflessione

La crisi determinata dalla pandemia ha favorito alcuni settori e sfavorito altri settori, confondendo un po' le acque intorno all'andamento dell'economia, complessivamente in grave crisi, come ovvio che sia data la situazione.

C'è un dato, però, che è precedente alla pandemia, una crisi iniziata già da una decina di anni e in continua evoluzione: la "Retail Apocalypse", come la chiamano con potente forza scenografica i giornali statunitensi. Il modello del centro commerciale come non-luogo dedicato univocamente al commercio, un luogo dove svago e consumo si mescolano in una realtà artificiale, è nato proprio negli Stati Uniti e dagli states si è diffuso in Europa con grande successo.

Ora anche Cremona si è riempita di centri commerciali piccoli e grandi e anzi il trend continua ad aumentare con nuove aperture continue. 

Ebbene, cosa sta accadendo però negli Stati Uniti? Accade che da una decina di anni i centri commerciali stanno iniziando a chiudere, a perdere colpi, ad avere meno ricavi. Il modello non risponde più alle esigenze del consumo e piano piano sta diventando perdente. 

Per quale motivo? Non è così semplice da analizzare ma fondamentalemente gli analisti indicano quattro motivi: 1) la grande crescita della concorrenza dell'e-commerce 2) la crisi della classe media americana che ha meno soldi da spendere 3) l'eccessivo numero di centri commerciali che finiscono col farsi concorrenza fra loro sbranandosi a vicenda 4) la scarsa capacità di "vendere il prodotto" di chi gestisce i mall

Il covid-19, favorendo l'e-commerce, ha ovviamente spinto ulteriormente questo fenomeno in avanti, ma è solo un colpo di gas, la direzione era già quella da 10 anni. I consumatori, inoltre, prediligono sempre più esperienze diverse di acquisto, che non siano solo l'acquisto di un prodotto, ma appunto, di una "esperienza" (esempio non ti vendo solo il vestito ma ti faccio anche da consulente su che look adottare, ovviamente avendo la capacità per farlo, è un modello di business che negli states funziona)

Ora, l'Italia è un paese vecchio, anagraficamente e nell'anima. Non somiglia quindi agli Stati Uniti attuali, ma a quelli di qualche decennio fa. Ciò che succede laggiù, di solito arriva anche qua, solo in ritardo. I centri commerciali sono esplosi negli Stati Uniti e dopo qualche decennio in Italia. Le catene come McDonald's e Starbucks sono esplose negli Stati Uniti e sono penetrate molto dopo in Italia

Alla fine, però, succede: quello che capita laggiù tende a ripetersi qui. Non è quindi logico affollare la nostra cintura urbana di centri commerciali che fra 20-30 anni non avranno più ragione di essere (oltretutto in una città in forte calo demografico come la nostra mancheranno fisicamente i clienti, anche perché gli immigrati spesso usano canali di acquisto differenti per i loro consumi) e che diventeranno degli scatoloni vuoti ed enormi, difficili da gestire e potenziale ricettacolo di criminalità

Gli enti locali non possono vietare la costruzione di centri commerciali, ma possono favorirla o ostacolarla con le scelte sulla destinazione urbanistica delle varie zone. Francamente, i centri commerciali a Cremona sono già troppi: portano posti di lavoro, è vero, ma a breve-medio termine la loro apertura attuale potrebbe rivelarsi un boomerang

Ps non abbiamo affrontato il tema del commercio in centro storico: è un discorso complesso e lo affronteremo a parte, i centri commerciali infatti hanno a che vedere fino a un certo punto con la crisi del commercio in centro, dato che gli stessi centri commerciali sono destinati a soccombere, nei prossimi anni sarà molto più significativa la concorrenza dell'e-commerce

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