
Approfondimenti
In centro sempre più bar: da luogo di acquisto a luogo "esperienziale", ma ci sarà spazio per tutti?
- Di: Alexandro Everet
- Ven 12 Nov 2021
In queste ultime settimane si stanno moltiplicando le aperture di bar, ristoranti e affini in centro storico. Ne citiamo solo alcuni per far capire la portata del fenomeno: "La Bottega" in piazza Zaccaria, "Spoon" in via Bordigallo (dove aprirà anche una osteria a breve), due nuovi bar in arrivo in corso Vittorio Emanuele, un nuovo bar "Atto Primo" in corso Mazzini, una nuova attività del gruppo "Pane & Amore" in Galleria (diverse attività devono ancora aprire o stanno aprendo in questi giorni e non ne conosciamo la denominazione, abbiate pazienza). Sicuramente ci dimentichiamo anche qualcuno.
Facciamo una premessa: dietro ognuna di queste attività ci sono famiglie che lavorano e che devono mantenersi, sudore, sacrifici e lacrime. Ci sono anche professionalità perché sono mestieri duri e faticosi. Il nostro augurio generale è che tutti possano lavorare e guadagnare, nel rispetto delle leggi.
Ci sono però una considerazione e una preoccupazione da esprimere.
La prima considerazione. Gli esperti da marketing da anni annunciavano che le attività di acquisto avrebbero ceduto il passo a quelle esperienziali. Cosa vuole dire? Che attività che offrono l'acquisto di prodotti facilmente acquistabili a prezzi competitivi on line sono destinate piano piano a chiudere (non tutte, qualcosa resterà, ma saranno una nicchia). Fra affitti alti, costi alti, burocrazia, concorrenza dei centri commerciali in qualche modo sono andate avanti ma l'esplosione dell'on line non è gestibile: il negozietto che vende vestiti, senza nulla di più, è destinato sostanzialmente a scomparire.
Viceversa, possono andare bene le attività esperienziali. In altre parole, quelle attività che non si possono fare se non dal vivo. Esempio tipico le attività aggregative, in primis bar e ristoranti. Internet può sostituire tante cose ma non il contatto umano fra due persone, "in presenza" non è come "a distanza". Ecco quindi che bar e ristoranti (ma anche attività diverse che presuppongano però una attività in presenza o comunque aggiuntiva sul prodotto: per fare un esempio non ti vendo più la macchina fotografica ma ci aggiungo corsi su come usarla e magari una vacanza-studio in cui andiamo a fotografare insieme, mettendo a disposizione le capacità del fotografo, ma è solo un esempio appunto) tendono ad esplodere e in questo momento Cremona sta vivendo esattamente questa conversione, meno negozi e più bar
C'è però una preoccupazione: Cremona è già la città dei bar, ne abbiamo sempre avuti moltissimi (i cremonesi amano mangiare e bere in compagnia), i cremonesi sono pochi e la popolazione invecchia sempre più (e almeno per i locali che lavorano prevalentemente di sera non è una bella notizia), ci sarà abbastanza clientela per tutti? Il rischio è che ci sia una concorrenza feroce che potrebbe lasciare molte vittime sul campo.
Partendo da queste premesse, crediamo anche che Cremona debba spingere sempre di più la sua vocazione da città "di visita". Non turistica, perché non bisogna prendersi in giro, Cremona non è una vera città turistica, ha numeri troppo bassi per definirsi tale. E' però una città pregiata sul piano monumentale e storico e con tanta cultura, piacevole per le gite fuori porta. Dobbiamo moltiplicare le occasioni che spingono i forestieri a visitare Cremona, per moltiplicare l'attività dei locali: la festa del torrone è un ottimo esempio, ma iniziative di questa tipologia devono essere sempre più numerose e qualitative.
Cremona deve diventare un polo culturale, musicale, anche sportivo magari, di attrazione per eventi, mostre, convegni, feste, raduni. Non vediamo altre possibilità di sviluppo per il centro storico: osservando cosa succede in tante altre città, le possibilità di ritorno a un commercio stile anni ottanta sono praticamente nulle, l'on line ammazzerà nel tempo tutto ciò (a oggi i numeri dell'on line sono bassi in Italia ma sono destinati inesorabilmente a crescere, le nuove generazioni sono molto diverse come propensione al consumo da quelle "vecchie", basti pensare al successo di Starbucks, impensabile solo alcuni anni fa in Italia).
Ps detto questo, lo ribadiamo: forza e coraggio a chiunque apre una attività, dobbiamo analizzare la situazione ma sentimentalmente facciamo il tifo perché tutti possano avere successo, per il bene di tutta Cremona
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