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Il trionfo di Starbucks: il "caffè all'americana" sta dilagando in Italia, arriverà anche a Cremona?
- Di: Alexandro Everet
- Gio 11 Mag 2023
Fino a pochi anni fa evitava il mercato italiano, ritenendo che la cultura e il gusto italiano del caffè avrebbero impedito il successo di un prodotto molto lontano dalla tradizione culinaria italiana. Nel 2018 però si è decisa ad aprire in Italia e il successo è stato travolgente. Starbucks apre in queste ore un locale a Montecitorio, Roma. Si tratta del locale numero 25 in Italia e a fine anno saranno già 36, coprendo il territorio da Roma a Milano, da Bologna a Firenze. A guidare l'espansione è il licenziatario, un nome di peso: il gruppo Percassi, che ben conosce la realtà italiana (è la società del presidente dell'Atalanta, per chi non lo sapesse). A questo punto è probabile prevedere nei prossimi anni una apertura anche a Cremona.
Starbucks nasce nel 1971 a Seattle e oggi è una catena presente in 78 paesi del mondo con quasi 29000 punti vendita. Vende caffè ma fatto all'americana appunto, quindi aromatizzato in tanti modi, generalmente lungo (questo non toglie che propone prodotti anche più simili a quelli storici italiani), vende anche bevande da caffetteria con uno stile all'americana (il "frappuccino" per esempio). Vende anche dolci ma il vero punto forte è l'esperienza: in genere i punti vendita sono curati a livello arredamento/ambiente, hanno il wi fi, l'aria condizionata e soprattutto permettono di stare nel locale senza limiti di tempo.
Questa formula ha conquistato i giovani italiani, che hanno gusti diversi dai loro padri: da chi lavora per ore ai tavoli a chi vuole rilassarsi. Sicuramente, invece, le generazioni più attempate sono ostili a un prodotto che vedono come non qualitativo e lontano dalla tradizione (e non sono interessati agli altri aspetti dell'offerta).
A livello personale, ho assaggiato Starbucks e non mi piace, ma è un gusto personale: rispetto naturalmente sia la posizione di chi non lo ama sia quella di chi lo ama. Da cronista, però, non posso fare a meno di notare che le giovani generazioni stanno cambiando le abitudini gastronomiche/esperienziali del paese (e come detto non sto giudicando ma registrando una tendenza: lo dico perché intorno al cibo si scatenano sempre "guerre di religione", io voglio solo osservare i fenomeni e registrarli, non giudicarli, questo lo lascio fare a voi). Normale che sia così, ma il successo di Starbucks era inimmaginabile solo una decina di anni fa: la stessa catena riteneva l'Italia inespugnabile.
Il mondo cambia: per qualcuno in meglio, per qualcuno in peggio, ma cambia sempre ed è inevitabile e naturale che sia così.
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