La fiera di San Pietro 2021 andrà agli archivi come un grande flop. Doveva essere una fiera di rilancio, dopo le difficoltà della pandemia, invece è stata un grosso buco nell'acqua. Si attendevano oltre 200 espositori, si sono presentati in meno di 100. C'è delusione fra le autorità cittadine: una fiera con tanti buchi vuoti significa danno di immagine (non è bella da vedere, basta passeggiarci per capire che viene meno l'atmosfera) e anche un grosso punto di domanda sul futuro.
I cremonesi, oltre agli espositori, hanno disertato la fiera: niente folle, tipiche dei tempi che furono, vuoi per il caldo (ma in passato il caldo c'era e anche la gente non mancava), vuoi per le paure legate al covid, vuoi per la crisi, vuoi per il brutto aspetto di una fiera privata appunto dei suoi espositori, con tanti buchi vuoti.
Archiviato il giudizio negativo, è il momento di chiedersi perché. Sicuramente il covid-19 ha inciso: scoraggia espositori e clienti, ha segnato anche psicologicamente la nostra società, c'è chi ha paura. La crisi economica conseguente può avere portato anche degli ambulanti a cambiare attività o a ridurre le uscite. Sono fattori che però possono spiegare solo parzialmente il problema. Proviamo allora a guardarci indietro e intorno.
Non è la prima volta infatti che si registrano difficoltà in eventi di questo genere. In molte città gli espositori sono sempre meno, le fiere sempre meno, i visitatori sempre meno. La stessa fiera di San Pietro ha avuto problemi in passato, in era precovid. Negli anni novanta gli espositori erano più di 300, ora se anche si fossero presentati tutti saremmo comunque attestati su una cifra inferiore di un centinaio di unità.
Nel 2017, per fare un ulteriore ragionamento, ci furono 120 espositori in meno rispetto al 2016. Il covid-19 non aveva niente a che fare. Le autorità e le associazioni del commercio all'epoca avevano fatto la propria diagnosi: una fiera di due giorni è troppo lunga per l'era moderna, il moltiplicarsi (una vera inflazione) di eventi con bancarelle (dai giovedì d'estate ai mercatini di ogni genere che sempre più spesso si svolgono in città) ha tolto unicità alla fiera di San Pietro, la concorrenza dell'on line penalizza gli acquisti in eventi di questo genere.
Si era pensato quindi di ridurre la fiera a un solo giorno anche per limitare i costi: il Comune ha delle spese per organizzare questi eventi e l'edizione 2021 sarà sicuramente un "buco" sul piano economico. Non è però stato fatto: ora il Comune si lamenta per il comportamento degli espositori ma il campanello d'allarme era già suonato in passato, forse andava ascoltato meglio.
Io credo che si debba anche rilanciare il senso di "evento" della fiera. Siamo nell'era digitale e si può avere qualsiasi prodotto da qualsiasi parte del mondo in tempo zero, praticamente. Pensare "metto il banchetto e vendo" non funziona più come un tempo. Bisogna dare un motivo che renda attraente l'evento, spingendo le famiglie a visitarlo e gli espositori a presenziare.
Serve intrattenimento, qualcosa di "esperienziale". Una volta la fiera viveva di saltimbanchi, personaggi da circo, clown, esposizione di macchine anomale. Qualcosa si potrebbe recuperare (spettacoli per i bimbi per esempio, per attirare le famiglie). Ci vuole un po' di fantasia (esempio mostra con foto storiche della fiera in uno stand apposito: sono convinto che la curiosità spingerebbe i cremonesi a visitarlo, una volta che sei tra le bancarelle poi l'acquisto può nascere spontaneo). A prescindere, la formula non funziona più quindi i casi sono due: o la si rilancia con idee nuove, o questa tradizione andrà fatalmente a spegnersi piano piano.