Il tema del ponte di Castelvetro Piacentino continua a tenere banco. Le ultime notizie, come sapete, ci dicono che ci sarà una limitazione al transito dei mezzi pesanti ma che il ponte è sicuro, non sarà chiuso al traffico (questo è quanto dicono le autorità). Ci sarà però bisogno del famoso intervento di manutenzione i cui tempi sono ancora incerti. La realtà che la struttura è del 1892 (anche se poi fu ricostruita dopo la Seconda Guerra Mondiale, il ponte fu bombardato durante la guerra), ha i suoi anni e non è stato pensato per reggere il traffico pesante. Dal 2020, ci dicono sempre le autorità, oltre 31000 sanzioni sono state elevate a tir transitati in divieto sul ponte. Questo traffico usura il ponte che necessità continui investimenti di manutenzione, che si risolvono spesso in rattoppi che durano poco o in interventi più invasivi (ogni "qualche anno") ma che comportano disagi. Si potrebbe pensare a qualche strumento per limitare l'accesso dei tir, ma bisogna fare i conti con una realtà chiara: i veicoli circolanti nel nostro paese sono sempre di più. I tentativi di diminuire il traffico veicolare, portati avanti in base alle logiche di tutela dell'ambiente, stanno oggettivamente fallendo. A Cremona le auto sono al picco di numerosità con un aumento dell'8% del parco circolante in 8 anni (leggi https://www.laquintat.it/approfondimenti/automobili-in-costante-aumento-a-cremona-8-del-parco-circolante-in-8-anni.html). Soprattutto, il traffico merci su gomma è in costante aumento. Il rapporto ministeriale "Osservatorio sulle tendenze della mobilità di passeggeri e merci (III trimestre 2024)" ci dice che è aumentato del 9% dal 2019 e aumenterà ancora. Si usa sempre di più la gomma, sia per i trasporti urbani che per il trasporto merci (sicuramente sul piano ambientale, aspetto che ha certamente la sua importanza, non è una buona notizia, ma è la realtà e dalla realtà bisogna partire, per forza o per scelta i veicoli di gomma appaiono irrinunciabili per muoversi ai cittadini e alle imprese, numeri alla mano). Le nostre strutture si scontrano con questa realtà (le vie cittadine sono quelle di una volta ma devono gestire molte più auto, il ponte deve gestire molti più tir) e ne risentano con un tasso di usura che non è gestibile da uno stato sempre più a corto di mezzi finanziari (paghiamo una grande quantità di tasse, è vero, ma i conti dello stato devono confrontarsi con un debito pubblico che porta a pagare tantissimi interessi e con le spese di uno stato sociale, che è un bene innegabilmente prezioso e da difendere, assai costoso). Investire in nuove strutture è difficile per problemi finanziari, burocratici, politici e ambientali (il terzo ponte è definitivamente tramontato) quindi bisogna arrangiarsi con l'esistente. La realtà è che fra vent'anni scriveremo ancora articoli come questo...