Cultura

Nuovi gruppi crescono: i "The Naamloos" di Castelleone

Sembra una storia scritta da un qualche sceneggiatore americano, una di quelle consumate, viste, e riviste, ma sempre un perfetto mix di componenti da infilare in una pellicola di Netflix.

Eppure, questa volta, la trama è un pò diversa. Perché la trama è uno spaccato di vita reale, è una passione individuale diventata collettiva; soprattutto, la nostra storia non è ambientata in una qualche remota zona degli Stati Uniti ma in un Borgo di 10.000 abitanti.

Sì, perché a Castelleone sono nati e stanno crescendo i The Naamloos, un gruppo musicale di otto adolescenti, tra ragazzi e ragazze nati (tra il 2000 ed il 2005) e cresciuti sotto la Torre Isso o a qualche chilometro di distanza.

Guardandolo suonare il venerdì e parare la domenica ho la stessa impressione: Andrea Defendenti, il batterista dei The Namloos ha cucito addosso quel difficile ruolo di dover mantenere la spina della concentrazione perennemente attaccata alla corrente. Portiere del Chieve, studente universitario presso il Politecnico di Milano dove consegue il diploma di ingegneria gestionale ed appassionato di calcio e musica.

Al basso Luca Peschiera, studente di ITAS Cremona, alle prese con la chitarra elettrica c'è invece Simone Lise, che, oltre a strimpellare le corde studia per diventare educatore professionale presso l’Università di Brescia.

Suona la chitarra acustica invece Jacopo Cantoni, classe 2000, studente universitario presso la DAMS a Bologna(dipartimento delle arti, cinematografia per il chitarrista), uno dei pochi “stranieri”, proveniente da Trigolo.

Le voci della band castelleonese sono tutte al femminile: Selene Boffelli, studentessa del Liceo Scientifico che mastica canto(e danza) fin dalla nascita, accompagnata da tre amiche prima che voci sul palco: Rachele Guerini, stesse passioni, anch’essa una studente ma presso il Liceo delle Scienze Umane, così come Matilde Fiori; quote rosa? Ce ne sono. L’ultima, non per importanza, Maria Teresa Rossini, studentessa del liceo classico, amante dell’arte in varie forme e della musica in particolare.

Sapere di aver del talento, capire di poterlo coadiuvare alla passione, mettere a disposizione le propri capacità individuali: unire il proprio stile, il proprio timbro, la propria tonalità vocale e/o artistica per creare un mix equilibrato; formalmente passare dall’io al noi.

Questa è la base, un rapporto di amicizia(tra alcuni più diretto e forte) tra i membri della band a far da base. Una componente umana e di emozioni condivise, riversate poi sul palco attraverso cover di autori come i Green Day o gli Oasis, una conoscenza linguistica prima che musicale, un impegno quotidiano ed una spiccata preparazione prima di tutto globale che sulle singole canzoni. Pezzi scelti per il significato, individuale e collettivo che gli si da, questo prima del contenuto puro, tecnico, della canzone in sé e per sé.

Ed allora, in un un mondo in cui i giovani sembrano sempre bollati come incapaci di rincorrere davvero le proprie passioni con la paura di essere giudicati ecco che la storia dei The Namloos fa riflettere.

La Quinta T è una iniziativa editoriale di
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