
Cultura
Il 24 e il 26 novembre "Don Carlo" di Verdi al Ponchielli
- Di: Alexandro Everet
- Lun 20 Nov 2023
COMUNICATO STAMPA
Terza e ultima opera scritta per l’Opéra di Parigi, il Don Carlo di Giuseppe Verdi, in scena al Teatro Ponchielli il 24 e 26 novembre, è un dramma musicale che costò al compositore una grande quantità di energia, con una rielaborazione che durò per un lungo periodo. Una trama complessa tra guerre, rivolte, intrighi, matrimoni combinati ed inquisizione, e soprattutto il contrastato incontro tra l’infante di Spagna Don Carlo e Elisabetta di Valois, figlia del Re di Francia.
La regia è affidata ad Andrea Bernard, che fa il suo debutto in OperaLombardia, dopo aver firmato importanti allestimenti in Italia e all’estero. Alla guida dei Pomeriggi Musicali ci sarà Jacopo Brusa, già conosciuto al pubblico per aver diretto con successo Il trovatore nel 2021.
“Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai a mani vuote, promettendo agli uomini una libertà che nella loro semplicità e innata sregolatezza non possono neanche comprendere,
che incute loro paura e terrore, giacché per l’uomo e per la società umana nulla è mai stato più intollerabile della libertà!” F.Dostoevskij
Nel capitolo "Il Grande Inquisitore" de I fratelli Karamazov di Dostoevskij l'Inquisitore critica Gesù per aver dato all'umanità il dono della libertà, sostenendo che la maggior parte delle persone non è in grado di gestirla. Afferma piuttosto che l'umanità desidera la sicurezza e la guida autoritaria, giustificando così il controllo e la necessità di avere qualcuno su cui riversare la propria venerazione. È in questa considerazione di Dostoevskij che ho trovato ispirazione per la messa in scena dell’opera di Verdi.
Anche il Grande Inquisitore nel Don Carlo si presenta come l’autorità che tutto sa e tutto controlla e ne è pienamente legittimato. Verdi ci mostra la società dei pochi eletti e di come questa sia pienamente in crisi – lei stessa soggiogata dal potere totalitario di uno - costantemente sospesa tra i sentimenti più romantici e istintivi e il dovere razionale.
Lo stesso Filippo II è un re fantoccio, reso debole da colui a cui spetta l’ultima parola, il Grande Inquisitore.
Carlo è cresciuto in questo ambiente oppresso e corrotto. Lui più di tutti gli altri personaggi è schiacciato dall’incapacità di essere libero di pensare ed agire.
Il suo cuore gli dice una cosa, la legge e il dovere un’altra. Carlo rappresenta il prodotto ideale del potere: quell’essere umano incompleto che non è in grado di diventare adulto. Costretto a rimanere un eterno bambino, ha bisogno di qualcuno che lo rassicuri ma che sappia anche punirlo se sbaglia.
Con il padre non riesce ad avere un dialogo e l’amata Elisabetta non può più fare parte della sua vita. L’unica salvezza sono le Fiandre ma non come vero credo politico – appartenente a Rodrigo, parte viva della resistenza – ma come via di fuga.
Carlo non è libero di agire e di essere padrone di se stesso, in quanto parte della famiglia reale ha un ruolo da interpretare che gli sta molto stretto. In quest’opera però Carlo non è l’unico personaggio a sentirsi fuori luogo. Anche gli altri sono perennemente sotto controllo e succubi del ruolo che ricoprono. Nessuno – nemmeno il Re – può fuggire all’occhio dell’Inquisitore, potere invisibile che non lascia via di fuga. Proprio l’occhio dell’Inquisizione sarà il filo conduttore della mia interpretazione.
Ho voluto ambientare la vicenda in una società totalitaria d’ispirazione orwelliana, dove la libertà è severamente limitata e controllata e una violenta propaganda costituisce l'unico mezzo di espressione del potere. Il Grande Inquisitore è il vero detentore di questo potere che sfrutta il mistero e l'autorità divina per sottomettere la società – un’ombra sempre presente che tutto ascolta, tutto sa e tutto vede. Proprio la vista è il senso che più facilmente può essere messo alla prova e gli occhi rappresentano il punto debole da colpire per chi troppo ha visto o troppo ha mostrato. In scena si dipanano le storie di personaggi oppressi dalla dominanza del controllo, rivelando così la loro incapacità nel gestire i veri sentimenti che sono in netto contrasto con le aspettative imposte dalla situazione esterna. La scena rappresenta quindi l’aula del tribunale dell’Inquisizione dove tutti sono sotto continuo giudizio e dove solo alcune fenditure lasciano intravedere il popolo, una “massa” giudicante prodotto dei giochi di potere.
(Don Carlo e il peso della libertà pensieri di regia di Andrea Bernard)
venerdì 24 novembre ore 20.00
domenica 26 novembre ore 15.30
DON CARLO
dramma lirico in quattro atti
libretto di François-Joseph Méry e Camille du Locle
dal poema drammatico Don Karlos, Infant von Spanien di Friedrich Schiller
traduzione italiana di Achille De Lauzières e Angelo Zanardini
musica di Giuseppe Verdi
Don Carlo, Infante di Spagna Paride Cataldo
Filippo II, Re di Spagna Carlo Lepore
Rodrigo, Marchese di Posa Angelo Veccia
Elisabetta di Valois Clarissa Costanzo
La Principessa d’Eboli Laura Verrecchia
Il Grande Inquisitore Mattia Denti
Tebaldo, paggio di Elisabetta Sabrina Sanza
Un Frate Graziano Dallavalle
Una voce dal cielo Erika Tanaka
Il conte di Lerma / Un araldo Raffaele Feo
direttore Jacopo Brusa
regia Andrea Bernard
scene Alberto Beltrame
costumi Elena Beccaro
luci Marco Alba
assistente alla regia Tecla Gucci Ludolf
CORO DI OPERALOMBARDIA
maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI
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