Ecco il programma degli eventi presso la biblioteca statale di Cremona nel mese di gennaio 2025:
Venerdì 10 gennaio, ore 17. Sala Conferenze "Virginia Carini Dainotti"
"Fake Art" di Tito Giliberto
Presentazione del libro "Fake Art" di Tito Giliberto: l'Autore dialogherà con Nicola Arrigoni, giornalista de "La Provincia di Cremona".
Il fascismo voleva sembrare moderno. A tale scopo adottò lo stile alla moda. Ma si trattava di una mistificazione. Diventa perciò doverosa un'operazione verità, oggi. Controcorrente, in epoca di revisionismi.
Interviste a Adachiara Zevi, architetta, storica dell'arte, Presidente della Fondazione Bruno Zevi; a Ferruccio De Bortoli, ex Direttore del "Corriere della Sera" e Presidente onorario del Memoriale della Shoah a Milano; a Giuseppe Pedroni e a Fabrizio De Sanctis dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani; a Raffaella Barbierato, Direttrice della Biblioteca Statale di Cremona.
L'inchiesta deriva dal docu-film con l'attrice Alba Barnabei, spin off del precedente lungometraggio "L'Era Antifascista", qui in appendice con voci, immagini e protagonisti.
Venerdì 24 gennaio, ore 16.30. Sala Conferenze "Virginia Carini Dainotti"
Books & Tea
Riprende il ciclo "Books & Tea" in Biblioteca.
L'appuntamento con la presentazione di un libro accompagnato da un momento conviviale durante il quale poter sorseggiare insieme un tè.
Venerdì 31 gennaio, ore 16.30. Sala Conferenze "Virginia Carini Dainotti"
"Parallelismo Sociale convergente" di Alberto Bernini
Alberto Bernini presenta il suo volume. "Parallelismo Sociale convergente" (CremonaBooks 2024).
Si inserisce nel solco dello studio degli eventi contemporanei esaminati attraverso lo strumento della critica filosofica, adottata in questo caso per scandagliare in profondità i fatti connessi alla globalizzazione e alle conseguenze che ne derivano.
Ulteriori notizie relative ai singoli eventi verranno fornite con le prossime newsletter.
Anno nuovo, nuova Newsletter: da oggi vogliamo accogliervi in un nuovo spazio, il "Blog" della Biblioteca Statale di Cremona, spazio in cui i protagonisti saranno articoli e rubriche di approfondimento, scritti dai nostri collaboratori (stagisti, volontari, studiosi) o dai nostri colleghi. Si parlerà di libri, di curiosità emerse nelle ricerche, di vita della Biblioteca: un modo per farvi partecipi della ricchezza che scopriamo nel lavoro di ogni giorno.
Il primo articolo è stato scritto da Michela Bastoni, laureata in Scienze Gastronomiche, già stagista presso la Biblioteca Statale e autrice del libro "La cotognata a Cremona tra cura e voluttà" (Cremonabooks 2023).
A presto
La Redazione
Il miele: cibo degli dei o fratello povero dello zucchero?
Albume d'uovo, mandorle e miele: da questi ingredienti nasce uno dei prodotti cremonesi
per antonomasia, radicato nella tradizione alimentare di diverse città italiane e immancabile
conforto da "succhiare solo" (come si legge nel Gioco di Cuccagna -1691- di Giuseppe Maria
Mitelli, per la sua durezza che può recare danni ai denti).
Un ingrediente chiave di questo prodotto è il miele, in grado di conferire al torrone dolcezza e
consistenza. Una domanda però sorge spontanea: perchè il miele, più costoso oggi rispetto al passato, e non lo zucchero? Cercheremo dunque di dare una risposta.
Il miele è considerato uno dei più antichi dolcificanti conosciuti e utilizzati dall'uomo:
poiché veniva inizialmente estratto da alveari selvatici, è possibile che il suo utilizzo coincida con la comparsa dell'uomo sulla Terra. Troviamo testimonianza del suo largo impiego, sia in ambito alimentare (per condire legumi o per conservare la frutta) che in ambito medico (grazie alle sue proprietà antibatteriche ed emollienti), in diversi testi antichi, da Apicio (nel suo De arte coquinaria) a Columella (nel suo De rustica).
All'ape vengono spesso attribuiti significati simbolici o divini, sia nella letteratura che nell'arte: per esempio, nel mito greco si legge di Dioniso, allevato da una ninfa, che lo nutriva con questo liquido zuccherino limpido e dorato. Nei quadri, invece, le api vengono spesso raffigurate associate a Sant'Ambrogio, ronzanti intorno alla sua bocca, per simboleggiare la dolcezza del suo parlare.
A partire poi dal Seicento, il miele lascerà sempre più spazio allo zucchero, spezia esotica di
importazione, che raggiunge prezzi esorbitanti, diventando un vero e proprio status symbol di
nobiltà. Lo zucchero comincia dunque a comparire esclusivamente nelle botteghe degli aromatari e sulle tavole dei banchetti più sfarzosi: solo in età moderna (800'), si inizierà ad estrarlo non solo dalla canna da zucchero, ma anche dalla barbabietola, diffondendone il consumo.
La nascita del torrone si fa risalire al 1441 a Cremona, in occasione delle nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti: in realtà questo non è stato storicamente confermato, si tratta più probabilmente di un espediente pubblicitario messo in atto dai commercianti nel primo Novecento.
L'origine del torrone è comunque molto antica e certamente è precedente alla larga diffusione
dello zucchero: i pasticceri cremonesi, quindi, inevitabilmente hanno optato per un dolcificante
meno costoso e soprattutto di più facile reperimento, che tra l'altro si adattava bene allo scopo.
Da sempre quindi, e ancora oggi, la ricetta codificata del torrone prevede l'impiego di miele: in un prezzario del 1660 (Tassa universale de preci delle robbe medicinali così semplici come composte che si ritrovano nelle Spetiarie della Città di Cremona e suo Distretto), conservato presso la Biblioteca Statale di Cremona, si leggono i prodotti che è possibile reperire nella bottega degli speziari e, insieme a zucchero, cannella e cotognata, troviamo citato anche il torrone (sia sfuso che in "scatole grande").
Il torrone è un dolce che oggi fa parte della tradizione di diverse regioni italiane, come la
Sicilia o il Piemonte: era senza dubbio però un prodotto locale anche di Cremona e, a
testimonianza di questo, presso la Biblioteca Statale di Cremona, è conservata una cinquecentina riportante le leggi suntuarie emanate dal Gran Consiglio della città nel 1572. Questi atti normativi, diffusi già in epoca classica, avevano lo scopo di limitare l'ostentazione del lusso tipico delle classi nobili in un periodo quale il Rinascimento: potevano riguardare la moda, il vestire oppure il banchettare. Nello specifico di quelli emanati a Cremona, nella parte che pone limitazioni al consumo di dolci, si legge: "ancora, che non si possi dare più d'una sorte de confetti al principio cioè o marzapane, ò pignocata, e al ne più di due sorte de confetti di zuccaro, non conpresi la codognata, ò torone, ò copetta, quali senza altro si permettono, prohibèdo nel resto sempre ogni sorta de canditi". Questo ad ulteriore prova di come il torrone, e anche la cotognata, fossero prodotti locali e non di importazione.