Storia cremonese

Le feste della Cremona medioevale: il rigotto e la festa del toro (con un toro sotto il Torrazzo)

Al giorno d'oggi è molto famosa la festa di San Firmin a Pamplona quando ragazzi coraggiosi corrono insieme ai tori, a rischio della pellaccia. Può sembrare strano ma anche Cremona ha vissuto per secoli qualcosa di simile. Andiamo però con ordine. Nel 1250 i cremonesi ottengono una grandiosa, storica vittoria sui parmensi. Una vittoria talmente importante da essere ricordata, da dover essere ricordata. Nasce così la festa del toro, per ricordare la vittoria e chiudere le celebrazioni del periodo che corrisponde al nostro Ferragosto. A partire dal 1251 e fino al 1575 infatti nell'attuale piazza del Comune si celebra questa festa ogni 15 agosto, preceduta il 14 agosto da un'altra festa tradizionale, quella del Rigotto. La festa del Rigotto era una sorta di battaglia fra ragazzi con lancio di pere, mele e altra frutta. I consiglieri, il podestà e gli altri maggiorenti della città dall'arengario assistevano alla festa, accompagnati dalla musica dei pifferai, mentre le statue poste sotto la Bertazzola di Berta e Baldesio venivano ricoperte di stoffe color bianco e rosso, i colori del nostro stemma. La festa si chiamava Rigotto dal vecchio capello rigato di bianco e di rosso (ecco perché Rigotto) che veniva gettato, insieme a un abito, in mezzo alla piazza con nascoste al suo interno delle monete preziose per le quali la folla si azzuffava.

Il 15 agosto ecco la nostra festa del toro. Prima di tutto ogni categoria di qualche rilievo in città si accomodava vestita a festa sui palchi da cui assistere alla festa. Un pubblico banditore faceva presentare ai responsabili della fabbrica del tempio le donazioni annuali delle categorie (e anche del duca di Milano e poi dei re di Spagna, padroni della città). Finita la parte delle offerte iniziava la festa del toro con un vero toro condotto sulla piazza accompagnato da valletti vestiti di bianco e di rosso, sempre i colori dello stemma, insieme ai dodici macellai che gestivano l'animale. L'animale veniva aizzato da cani e ragazzi e alla fine sacrificato, ferito e ucciso. Per completare la festa veniva trainata in piazza anche una barca piazzata su un sistema di carrucole, con bandiere, tamburi e uno storione, re del Po, collocato sulla barca. Dalla barca veniva spruzzata acqua sulla folla e i mugnai gettavano farina. Insomma, una grande festa popolare!

Il cardinale Carlo Borromeo decise di abolirla nel 1575 ritenendola evidentemente non di suo gradimento.

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