Il 13 luglio 1909 una tragedia scuote la placida Cremona, un evento che colpisce la buona borghesia cittadina. I coniugi Bissolotti sono, in quell'epoca, proprietari di più alberghi cittadini. In particolare, gestiscono l'albergo "Montone". La mattina del 13 luglio si recano in questura: la figlia Maria, 21 anni, è sparita. Non si trova neppure Valerio Botoli, 23 anni, cameriere nello stesso albergo. Ci si mette alla ricerca e qualcuno si accorge che fra le chiavi dell'hotel manca quella della stanza numero 7. La porta è chiusa, bisogna forzarla. All'interno, sul letto, una scena macabra: Maria e Valerio giacciono, vestiti e insanguinati, con in mano le rivoltelle che hanno usato per suicidarsi. Il "Corriere della sera" pubblica qualche notizia in più: i due si erano innamorati ma Valerio era già promesso sposo alla sua fidanzata, c'era uno scandalo da affrontare molto grande per l'epoca. I genitori di Maria avevano disposto di spostarlo all'hotel San Giorgio, sempre di loro proprietà, ma i due giovani piuttosto che vivere separati avevano deciso di morire. Fu ritrovata anche una lettera di Valerio che chiedeva perdono. In città per mesi si parlò della vicenda, fra scandalo e interesse morboso (ci fa capire come funzionava la morale dell'epoca). Cent'anni dopo e più, noi auspichiamo pace per l'anima di quei due giovani sventurati.
FONTI
Il Corriere della Sera
Il Progresso (giornale cremonese)