Storia cremonese

Anno 69 d.c.: Cremona viene distrutta dagli uomini di Vespasiano

Nel 69 d.c. a Roma regnava la confusione. Gli imperatori si succedevano rapidamente e Cremona divenne l'epicentro del mondo, con due distinte battaglie "di Bedriaco", che determinarono la sorte di Otone, Vitellio e Vespasiano, imperatori uno dopo l'altro. Alla fine a pagarne le spese fu Cremona, messa a sacco e distrutta.

Questo è il testo di Tacito (nelle "Historiae"), nella traduzione di Bernardo Davanzati (1822), dedicato alla distruzione di Cremona:

XXXII. Intanto la plebe di Cremona tra tante spade ebbe che fare: venivasi al sangue, se i Capitani pregando non addolcivano i soldati. Antonio fece le parole a tutti : magnifiche ai vincitori , benigne a' vinti : di Cremona non si dichiarò. L' esercito, oltre alla naturale agonia della preda, la voleva spiantare per odj antichi. Crede vasi i Cremonesi aver aiutato Vitellio anche nella guerra d' Otone; schernito ( come sono insolenti i plebei della città ) i tredicesimani , lasciativi a fabbricare l' anfiteatro. Accrebbe l' odio , l' avervi fatto Cecina lo spettacolo delli accoltellanti ; l" essere stata due volte sedia della guerra , aver porto vivande all' esercito vitelliano in battaglia' ed esservi insino state uccise delle donne, uscite a combattere per affezione alla parte. La Fiera ricca, aggiunta alla colonia ricca , tanto più li accendeva alla preda. In Antonio solo per lo grado e nome, eran tutti gli occhi volti : gli altri Capitani non eran guardati. Essendo egli di sangue lordo, entrò per lavarsi nella stufa , e trovatala poco calda, udissi: » Ben tosto fia riscaldata». Cotal motto fe' credere lui aver dato il segno di metter fuoco in Cremona, che già ardea; e gli accattò tutto

XXXIII. Entraronvi a furia quarantamila armati e di bagaglioni e guatteri più numero e più crudi e più disonesti. A fil di spada e di vergogna , andava ogni età e dignità. Dei vecchi e vecchie, come disutili, faceano strazj e risa. Avvenendosi a matura vergine e bel donzello, per strappatigli di mano , gli sbranavano , e alla fine se n' uccidevano. Portandosi [p. 315 modifica]alcuni via danari o doni d' oro , rubati ai templi divini, se più forti di loro incontravano , erano uccisi. Altri spregiando le robe che davan loro nelle mani , cercavano col bastonare e tormentar i padroni, di far disotterrar le-nascoste; e nelle case e ne'templi svaligiati, per piacevolezza gittavan fiaccole. Erano in quello esercito composto di Romani, allegati, stranieri di varie lingue e costumi, diverse voglie , diverse leggi , e nulla non lecito. Quattro giorni durò il sacco di Cremona; arse ogni cosa sagra e profana : il tempio solo di Mefite avanti alle mura fu difeso dal sito o dalla Iddia.

XXXIV. Tal fine ebbe Cremona l’ anno dugento ottantasei dopo che ella , essendo Consoli T. Sempronio e P. Cornelio, entrando in Italia Annibale, fu edificata per frontiera oltre al Po contro a' Galli o altra rovina che calasse dall' Alpi. Per molti abitatori , comodità di fiumi, grassezza e parentadi del paese, crebbe e fiori: da guerre di fuori non tocca, per le civili infelice. Antonio, vergognandosi di tanto male, essendone ogni dì più odiato, bandì che niuno tenesse prigioni Cremonesi. E già erano preda vana, perché tutta Italia s' era accordata a non voler comperare. Cominciaro ad esser uccisi. I parenti , visto ciò , li raccattavan segretamente. Il popolo avanzato tornò in Cremona, e furon rifatti tempj e luoghi pubblici con la borsa de'cittadini , esortandone Vespasiano.

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