Storia cremonese

Il "mare dei poveri": gli stabilimenti balneari cremonesi sul Po negli anni trenta

Nel 1936 le autorità cremonesi decidono di strutturare i bagni sul Po, che già erano utilizzati in precedenza ma senza una organizzazione incisiva delle autorità. I cremonesi amavano prendere il sole e fare il bagno nel Po, perciò si costruiscono due stabilimenti, uno di lusso e uno popolare. Sono in legno e smontabili, a fine stagione estiva si collocano infatti nei magazzini cittadini. Ogni stabilimento ha una zona centrale con locali per il guardaroba dei bagnini, bar, cucina, terrazzo in panche coperto con un tetto di tavole e cartone catramato e tendoni di tela a uso del bar-ristorante. Sui lati ci sono cabine con latrine e docce divise (da un lato i maschi e dall'altro le femmine). Ci sono poi cabine isolate, con e senza terrazzino, affittabili a privati. Gli stabilimenti sono recintati verso il bosco e sui lati, per accedere si può arrivare in automobile usando una strada privata (gentile concessione del proprietario) ma le auto sono cosa da ricchi, la massa della popolazione scende agli stabilimenti da una scaletta che parte dal ponte in ferro sul Po (laterale al ponte). Sono approntati anche illuminazione elettrica, pozzo per l'acqua, un ricovero per le biciclette, un padiglione coperto dove cambiarsi e uno dove mangiare al coperto per chi "pranza al sacco". 

All'epoca le vacanze erano cosa da ricchi e rara perfino per i benestanti: i cremonesi d'estate restavano in città e quindi il Po era il "lido dei cremonesi". In questo modo, strutturandolo, sembrava un po' di essere al mare. Un mare "da poveri", ma pur sempre un modo per svagarsi (e a costo quasi zero in pratica).

FONTE Rivista "Cremona" anno 1936

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