
Voglia di Arte
La potenza di un dettaglio: Ulisse e le Sirene
- Mer 19 Gen 2022
Il British Museum ha l’onore e l’onere di conservare un meraviglioso vaso ateniese risalente ad almeno 2500 anni fa, anno più anno meno.
Rappresenta una scena ben nota: Ulisse legato all’albero della sua nave che ascolta il canto delle Sirene mentre i suoi uomini, opportunamente equipaggiati, non possono sentire il canto e scuotono i remi per muovere la barca ed andarsene.
E' il celebre passaggio dell'Odissea, che tutti ben conosciamo.
Le Sirene sono rappresentate secondo l’iconografia classica: non donne-pesce, come nell'immaginario moderno, ma donne-uccello, dalla voce armoniosa ma pronte a tradire il malcapitato che le segua per portarlo nel mondo dei morti. Creature infide, creature da evitare.
Il fulcro dell’opera è Ulisse, raffigurato in posizione centrale. A lui tendono sia la sirena in volo a breve distanza, sia lo sguardo dell’altra Sirena collocata su una sporgenza, sia il braccio del suo marinaio. Il protagonista è lui, tutto ci indica che è a lui che dobbiamo guardare.
Come rendere la figura di Ulisse? Il nostro artista crea una figura muscolosa ma rigida, come a sottolineare i legami che lo trattengono sulla barca. E’ un uomo forte ma è legato strettamente, non può muoversi, non può scegliere. Non è solo un fatto fisico, ma anche simbolico: per quanto astuto e forte, per quanto si dibatta, ha un destino dal quale non può divincolarsi.
Tutta la tensione emotiva, in un corpo così rigido, deve essere resa dal volto. E’ solo un breve tratto dipinto, uno spazio minimo, eppure per quanto tecnicamente sia molto difficile in uno spazio così piccolo trasmettere una emozione così grande, il nostro artista ci riesce. Una semplice torsione, con quel collo che si allunga, con quello sguardo che non possiamo davvero vedere ma che in qualche modo percepiamo disperato….ecco, ecco la tensione di un uomo attratto da una forza irresistibile a cui non può sottrarsi, ma costretto dalle corde lo legano e imbrigliano, un uomo che perciò si contorce, grida, soffre.
Uno spazio minimo dove addensare un mondo di emozioni: un vasaio di 2500 anni fa riesce a comunicare con noi con uno sbuffo di arte, fragile ma preziosa.