
Voglia di Arte
Damosseno del Canova: una rabbia che si può sentire, una rabbia che si può toccare
- Dom 11 Giu 2023
Antica Grecia, giochi Nemei. Gli atleti si sfidano, desiderano la gloria. L'arte della lotta è al centro: i lottatori lottano con accanimento, i corpi si torcono, i muscoli si tendono, le labbra si mordono nella tensione ma i due protagonisti non riescono a prevalre l'uno sull'altro. Creugante da Durazzo e Damosseno da Siracusa sono determinati, fieri, combattivi. Nessuno dei due vuole mollare. La giuria decide di fermare l'incontro e propone uno spareggio: un solo colpo ciascuno, uno solo per decretare il vincitore. Creugante sceglie il pugno ma Damosseno colmo di ira infligge all'avversario un colpo con la mano usata come una lama, estraendo le viscere del rivale e uccidendolo senza pietà. Un colpo sleale, che sarà punito con l’esilio.
Antonio Canova rappresentò i due protagonisti, realizzando in momenti diversi due statue. Concentriamoci su Damosseno: la mano sinistra protegge il petto, la mano destra è già posizionata con una compattezza che la rende una mannaia, pronta a colpire. Canova padroneggia l’anatomia umana e la rappresentazione dei muscoli che si tendono, il marmo si fa carne e tessuto. Guardiamo però il viso: c’è una rabbia inarrestabile a in Damosseno, una rabbia che quasi non riesce a trattenere e che tenta di uscire per farsi materia viva. È una rabbia che corre dalle labbra, a fatica contenute in una smorfia furiosa, allo sguardo che grazie alla contrazione dell’arcata ci appare iniettato di sangue, alla fronte corrugata nello sforzo. Non è un atleta che sfida un rivale sportivo, è un uomo mosso da odio incontenibile e pronto a scaricare la sua rabbia. Canova lo crea pulsante e nervoso, reale: lo guardiamo e proviamo turbamento perché percepiamo il suo sentimento, un sentimento incontenibile.