Voglia di Arte
L'Esercito di terracotta: la sfida alla morte dell'Imperatore Quin
- Dom 29 Mar 2020
Nel terzo secolo a.c. il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huangdi, regnò per alcuni decenni lasciando il segno. Come tanti altri uomini anche di culture profondamente diverse dalla sua, era ossessionato dalla morte, dall’aldilà e dall’idea di eternità. Probabilmente per questo motivo ha lasciato nei pressi della sua tomba l’Esercito di Terracotta. Scoperto per caso da alcuni contadini nel 1974, è un insieme di migliaia di statue (molte ancora da scoprire, gli studiosi calcolano circa 6000, proprio nei giorni scorsi ne sono affiorate alcune centinaia) che rappresentano un vero e proprio esercito al servizio dell’imperatore.
Sono militari in marcia, fieri, pronti alla battaglia. Non sono “impersonali”: ogni statua ha i propri connotati, non ne esistono due uguali. Alte tra i 175 e i 190 cm, presentano tracce di vernice quindi probabilmente erano colorate. Ci permettono di studiare tante cose della Cina dell’epoca, patrimonio inestimabile per gli studiosi di tutto il mondo
Per quanto riguarda il senso, secondo noi rappresentano la sfida di Qin alla morte. Le statue sono realistiche, veri soldati. Anzi, non ci sono solo soldati ma anche carri, cavalli, perfino musici e concubine.
È il mondo di Qin, un mondo che un uomo dalla vita intensa non voleva abbandonare e che voleva portare con se nella morte, un esercito che avrebbe dovuto difenderlo e confortarlo.
È un tentativo estremo di sfidare la morte proteso fra la curiosità di scoprire cosa ci aspetta dopo la vita e l’attaccamento al mondo terreno, fra la paura e l’orgoglio di una vita di successo.
Sono sentimenti che ritroviamo in quasi ogni cultura del mondo e in ogni epoca: di fronte alla morte le sensazioni sono simili per tutti.
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