Firenze, metà del quattrocento, famiglia Medici: sono loro i proprietari della Madonna della Mela, realizzata da Luca Della Robbia con la sua innovativa tecnica che mescola terracotta, pittura e invetriatura.
Immaginate Lorenzo, bambino, ammirare quest’opera nella sua casa: i suoi occhi scrutano lo sfondo blu e le figure bianche, colori mariani e non casuali...Scrutano una Madonna quasi adolescente nelle fattezze, dolce, eppure angustiata da qualche pensiero: qualcosa la turba…
Lei tiene con due mani, saldamente, il figlioletto che a sua volta con saldezza trattiene una mela, simbolo del peccato originale che è legato a doppio filo al destino di Cristo. Ora Lorenzo guarda bene gli occhi delle due figure: quelli della Madonna, lo abbiamo detto, guardano in basso, pensierosi, quasi distratti. Quelli del bambino Gesù guardano qualcosa che non vediamo, con una espressione stranissima: da un lato e come se ci fosse apprensione per qualcosa che sta arrivando ma dall’altro c’è saldezza, c’è sicurezza. Osserva un destino doloroso ma è saldo di fronte ad esso, c’è una sorta di forza trattenuta nella sua espressione.
Lorenzo de’ Medici aveva questa meraviglia davanti agli occhi (anche se pare che ad apprezzare di più l’opera fosse suo padre Piero): una sorta di educazione alla bellezza, un modo per imparare ad amarla.