
Voglia di Cinema
Prova d'attore: De Niro e il potere di uno sguardo in Sleepers
- Gio 30 Lug 2020
Attenzione: spoiler (film vecchio ma avviso valido per chi non l’ha mai visto)
Essere un grande attore...ci sono tanti modi di dimostrarlo ma uno dei più difficili è il silenzio. Quando non hai battute da dire, quando la cinepresa è fissa su di te, quando sei in primo piano, non puoi distrarre il pubblico, non puoi nascondere quello che sei, non puoi indirizzarlo altrove. Emerge la tua abilità, oppure emergono i tuoi limiti. Ecco un esempio con un grandissimo attore: Robert De Niro. Il film è Slepeers: un film duro, che racconta la storia di quattro ragazzini che finiscono in riformatorio per una bravata e vengono ripetutamente picchiati e violentati dai secondini. Una volta diventati adulti, si vendicano. Nella scena di cui parliamo uno di loro deve convincere padre Bobby, cioè De Niro, a testimoniare il falso in tribunale per scagionarli dalle accuse sull’omicidio commesso per vendetta nei confronti di un secondino.
Padre Bobby è un prete che ha visto crescere i ragazzi e ha cercato, senza riuscirci, di tenerli fuori dai guai. Non li ha mai abbandonati ma non ha mai saputo cosa è successo in riformatorio. E’ un uomo duro, cresciuto sulla strada, finito a sua volta in riformatorio prima di diventare prete. Ora uno dei ragazzi, ormai uomo, uno dei suoi ragazzi che per lui sono come figli, gli racconta quanto successo in riformatorio per convincerlo a testimoniare il falso in difesa dei suoi ragazzi, una scelta difficile per un prete e per un uomo duro ma onesto come padre Bobby (anche perché deve giurare in tribunale su una Bibbia prima di rendere falsa testimonianza).
La scena si svolge in un interno. Il ragazzo, incalzato da padre Bobby che vuole sapere la verità, inizia a parlare. Sono presenti lui, padre Bobby e una ragazza da sempre amica dei ragazzi ma anche lei all’oscuro di tutto. La voce narrante inizia a parlare e il regista la fa sfumare, va in sottofondo, le parole si percepiscono appena. A differenza di padre Bobby, infatti, il pubblico ha già visto cosa è accaduto al riformatorio, il pubblico sa, sarebbe superfluo ripetere tutto. La voce quindi parla in sottofondo accompagnata dalla musica mentre per un lungo, lungo tempo la cinepresa inquadra in primo piano De Niro.
Il protagonista diventa padre Bobby, le sue reazioni, la sua umanità di fronte a una narrazione per lui nuova e dolorosa, molto dolorosa. De Niro ha un compito difficile: non può parlare, non può muoversi, ha solo il suo volto per rendere credibili le reazioni di padre Bobby, per farci capire cosa prova, per dargli spessore.
De Niro interpreta la parte di un uomo duro, che nella sua vita ha visto di tutto, che ha affrontato crimine, carcere, ingiustizie. Questo racconto violento non è una novità per lui e De Niro sceglie perciò di rimanere immobile: padre Bobby è un uomo troppo duro ed esperto per essere davvero sorpreso, in fondo lo ha sempre sospettato. Allora come fare a rendere le emozioni senza parlare, senza contrarre un muscolo del viso? Con gli occhi...De Niro resta con lo sguardo fisso, impietrito, di chi è concentrato ad ascoltare ma anche di chi è impietrito dal dolore. E’ un dolore sapere cosa è successo, è un dolore sapere di non essere riuscito a difendere i suoi ragazzi come avrebbe voluto. Per rendere tutto questo lo sguardo resta fisso perché l’uomo è duro, orgoglioso, monolitico, ma una patina appena accennata di lucidità appare sui suoi occhi. Non piange, non sarebbe da padre Bobby, ma deve combattere per reprimere le lacrime, lacrime di dolore ma soprattutto di rabbia, per non aver protetto i suoi ragazzi. De Niro non dice una parola, non si muove, non muove neppure i muscoli del volto, ma solo con gli occhi rende rabbia, dolore, orgoglio (perché è troppo orgoglioso per reagire sguaiatamente) in modo credibile: se padre Bobby fosse reale, probabilmente, avrebbe reagito esattamente così.