Voglia di Cinema

Duel: la lunga rincorsa con le nostre paure

Attenzione: il film è vecchio ma se non l’avete visto...qui si spoilera 

DA QUI E’ SPOILER SELVAGGIO 

Duel è il film d’esordio (a livello di lungometraggi) di Steven Spielberg, il film che ne ha rivelato il talento al mondo. Aveva solo 25 anni, ma in questo film dimostra un grande talento. Il film si basa su un soggetto di Richard Matheson basato su un episodio reale e ha una trama semplice: David Mann (Dennis Weaver) è un commesso viaggiatore che sta percorrendo con la sua Plymouth Valiant una assolata e semidesertica strada americana (una di quelle strade polverose che attraversano paesaggi western e che si percorrono senza incontrare quasi nessuno lungo la strada), a un certo punto ha un banale bisticcio stradale con una autocisterna (di cui non vedremo mai il guidatore in volto) e da lì inizia un calvario costituito da un lungo inseguimento in cui l’autocisterna cerca costantemente di far uscire di strada la Plymouth, ammazzando il commesso viaggiatore. Alla fine, dopo aver rischiato molte volte, dopo aver cercato inutilmente di avvisare la polizia, dopo aver cercato invano di identificare l’autista dell’autocisterna tra i clienti durante una pausa in un locale lungo la strada (in cui entrambi si sono fermati), il commesso viaggiatore riuscirà a salvarsi con un colpo di astuzia facendo uscire di strada l’autocisterna.

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Questa è la trama, ora partiamo con la nostra recensione e per iniziare facciamo una premessa che richiamerà alla memoria i vostri studi. Leopardi sosteneva che l’uomo è attratto da tutto ciò che è vago, indefinito, da ciò che non permette ai nostri sensi di essere colto nella sua pienezza. Dove i sensi e la razionalità si fermano inizia infatti l’immaginazione, la percezione irrazionale, la sensibilità dell’anima. E’ un concetto fortemente applicabile all’arte: ciò che ci sfugge, che non capiamo fino in fondo, ci attrae. Pensate al sorriso della Gioconda, per esempio.

Duel, al netto della grande abilità registica che Spielberg dimostra, si basa su questo concetto. Nell’autocisterna che insegue una automobile piccola e indifesa in mezzo al nulla per futili motivi, possiamo vedere tutto e il contrario di tutto. Razionalmente, un banale litigio stradale non può spiegare una inarrestabile furia omicida di questo tipo. I nostri sensi, non riuscendo mai a cogliere il volto dell’autista dell’autocisterna, non riescono a identificarlo, definirlo, etichettarlo. Conoscere serve a gestire, a togliere la paura. Niente spaventa più dell’ignoto. Paura, questa è la parola chiave. C’è chi ha letto nel duello fra l’automobile e l’autocisterna l’oppressione della modernità sull’uomo, chi ci ha letto la sfida fra capitalismo e individuale, chi ci ha visto la minaccia del nemico invisibile (i comunisti negli anni settanta, per esempio).

Ci si può vedere di tutto perché viene lasciato indefinito, viene lasciato allo spettatore il compito di qualificare un qualcosa di cui non viene data una spiegazione compiuta fino in fondo. Tutto ciò si può riassumere con la paura: il commesso viaggiatore scappa inseguito dai demoni che affliggono l’uomo che possono declinarsi in tantissimi modi. Lo inseguono costantemente, non riesce mai a liberarsene. Quando prova a interagire con altri esseri umani non riesce a farsi capire perché l’incomunicabilità è la cifra della dimensione umana: è difficilissimo comunicare davvero con gli altri. Quando arriva in fondo e riesce a salvarsi, il protagonista dopo un iniziale momento di euforia per lo scampato pericolo appare distrutto nonostante la salvezza: questa volta si è salvato ma non essendo riuscito a capire il perché di tutto ciò si sente perso. L’ignoto, le paure, regnano ancora intorno a lui, anche mentre contempla l’autocisterna ribaltata.

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Spielberg esalta con grande abilità questi concetti. L’autista non ci viene mostrato ma ci sono accenni: viene mostrato qualche dettaglio, per attirarci, per ingolosirci, per spingerci a chiederci chi è e perché lo sta facendo. Spesso riprende lo specchietto retrovisore per narrare la vicenda: una presenza inquietante che non hai davanti a te, che è in agguato alle tue spalle. L’ambiente appare solitario, arso dal sole, apparentemente tranquillo ma in qualche modo ostile: come se nella realtà di tutti i giorni si celasse inquietudine...

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Ognuno di noi ha paure diverse, ognuno di noi potrebbe attribuire un significato diverso all’autocisterna e al suo folle autista, ma fra noi potrebbe dire di non provare terrore puro di fronte a una minaccia concreta e grave ma ignota, indefinita, non spiegabile?

Un auto e una autocisterna si rincorrono su una lunga strada assolata, ma su quella strada a rincorrersi davvero sono l’uomo e i suoi demoni...

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