Voglia di Cinema

"Stand by me": la poetica sincerità dell'adolescenza

ATTENZIONE! SPOILER!

Solitamente i film interpretati da ragazzini possono essere belli, anche bellissimi, ma sono commedie o film comunque carichi di quella leggerezza scanzonata che caratterizza gli adolescenti di tutto il mondo. Pochi film interpretati da ragazzi scuotono emotivamente gli spettatori nel profondo, invece, come "Stand By Me".

E’ un film capace di suscitare nostalgia, tenerezza, amarezza, risate negli adulti che lo guardano. Il merito è della grande abilità dei giovani protagonisti, della splendida storia narrata da Stephen King da cui è tratto il film. Merito però soprattutto di una dote rara di cui il film abbonda: la sincerità....

Stand By Me infatti è il racconto dell’adolescenza, di quel momento che attraversiamo tutti in cui si smette di essere bambini e si prende coscienza di essere adulti. Reiner, il regista, racconta quel momento con evidente nostalgia, con un tocco umoristico, con accenti poetici ma soprattutto senza “idealizzare” i personaggi.

I suoi adolescenti, i protagonisti del film, sono veri adolescenti. Non sono personaggi di un libro o di un film, sono ragazzi che potrebbero essere i vostri vicini di casa, con i loro pregi e i loro difetti. Sono ancora bambini che agiscono in modo infantile in alcuni momenti, ma stanno diventando adulti e sono capaci di slanci di lucidità e di maturità, a volte impressionanti.

Sono appunto adolescenti: quell’età in cui ci si alterna fra giochi per bambini e sogni, fra domande “sulla crescita delle tette di Minnie” o su “che animale è Pippo” e riflessioni sulla vita (“non riuscirò mai ad andarmene da questo posto, vero Gordie? Basta volerlo!”). Quell’età in cui le donne (i protagonisti sono maschi) sono ancora sullo sfondo e la compagnia è il mondo intero (“gli anni delle immense compagnie” direbbe una delle canzoni più nostalgiche dedicata agli adolescenti italiani)

I ragazzi iniziano la loro avventura in una piccola cittadina che per loro è il mondo intero, non avendola mai abbandonata. Hanno tutti, chi più chi meno, problemi importanti ma quando sono insieme riescono a dimenticarli e prevale la dimensione del gioco. Ed ecco la proposta: un ragazzo è scomparso, andiamo a cercare il suo cadavere (una proposta fatta come un gioco, una cosa che potrebbe succedere solo a quell'età!). Inizia un viaggio che come spesso capita nella letteratura ha il valore di un momento iniziatico fra avventure e pericoli immaginari e reali, fra liti e momenti di intensa amicizia. I ragazzi partono nel corpo di bambini che giocano e torneranno nella mente adulti consapevoli...

Quando finirà il viaggio infatti i ragazzi non saranno più gli stessi e infatti al loro ritorno il paesino dove vivono ha un aspetto completamente diverso ai loro occhi: “Eravamo stati via solo due giorni, eppure la città sembrava diversa. Più piccola”: è più piccola perché sono diventati più grandi loro...

Durante il viaggio i ragazzi si confrontano sul loro futuro e le loro paure e lo fanno con quella franchezza che solo gli adolescenti hanno. Dice Chris a Gordie:”Magari fossi tuo padre! Non andresti in giro a parlare di fare quelle stupide scuole tecniche, se fossi tuo padre. È come se Dio ti avesse dato qualcosa. Tutte quelle storie che ti vengono in mente… Dio ha detto: “Questa è roba tua, cerca di non sprecarla”. Ma i ragazzini sprecano tutto, se non c’è qualcuno che li tiene d’occhio. E se i tuoi vecchi sono troppo incasinati per farlo, dovrei farlo io forse!”.

Chris vuole convincere Gordie a dedicarsi alla scrittura perché è dotato e potrebbe diventare un grande scrittore. Come vedete lo fa in modo diretto e sfrontato: nessun adulto parlerebbe così, con parole semplici ma che non fanno sconti, non perdonano...

Lo stesso Gordie aiuta Chris che deve convivere con la nomea di criminale dovuta alla sua famiglia: Gordie si fida di lui, lo vede per quello che è e non come viene etichettato dagli adulti e lo aiuta a credere in un futuro di redenzione, faticoso e difficile ma possibile (“puoi fare tutto, basta volerlo”)

E’ proprio questa sincerità, questa capacità di essere se stessi, con fatica e commettendo errori, il fascino dell’adolescenza e il fascino del film: è la poesia dell’adolescenza che non può durare quando si arriva nell’età adulta e le convenzioni sociali allontano le persone...Chris e Gordie, pur legatissimi, si allontaneranno prima o poi senza vedersi più...

Quel legame che hanno vissuto però è indissolubile e rimane parte di loro, per sempre: quando Gordie, ormai padre, apprende la notizia della morte di Chris, che non vedeva da anni, soffre come se fossero tornati ieri dalla gita in cerca del cadavere perché come dice Gordie: “La scorsa settimana entrò in un bar, due uomini stavano litigando, uno estrasse un coltello, e Chris, che cercava di mettere sempre pace anche tra noi, cercò di dividerli. Fu ferito alla gola, morì quasi all' istante. Benchè non lo vedessi da più di dieci anni, so che mi mancherà sempre. Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”

Esattamente: chi li ha?

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