Voglia di Cinema

"Un borghese piccolo piccolo": la fine della speranza

“Un borghese piccolo piccolo” è un film amaro, amarissimo. In una società basata sull’apparenza, corrotta, completamente priva di empatia, Giovanni, il protagonista, cioè Alberto Sordi, conduce una esistenza di adeguamento. Accetta le regole del mondo che lo circonda, non esita a comportarsi in modo immorale, se le circostanze lo richiedono.

Non è felice, il mondo non gli piace e l’unico rifugio è la famiglia, suo figlio: non è un ragazzo brillante, ma su di lui proietta tutte le speranze di una vita diversa, di un riscatto. E’ l’unico raggio di luce e di vero sentimento in una vita apatica, grigia, squallida.

Quando un criminale uccide suo figlio, non c’è solo la tragedia della morte di un caro. Insieme al figlio, muore la speranza, l’unico raggio di luce nel buio. Accettava un mondo sordido perché gli concedeva questo sfogo.

Sradicata con violenza ogni speranza, resta spazio solo per la rabbia: non è solo la rabbia per la morte del figlio, è la rabbia per una intera società, per una intera vita senza ormai speranza.

Quando una persona perde la speranza, diventa capace di tutto ed è quello che accade nel finale.

Alberto Sordi ha fornito spesso interpretazioni magistrali ma in questo film si è superato: nei suoi sguardi, nelle sue espressioni, si ritrova quella rabbia cieca e amara, che può trovare sfogo ormai solo in una violenza incontrollabile.

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