
Voglia di Cinema
L'incipit di 1917: quando lo spettatore scende in trincea...
- Mar 02 Ago 2022
Questa pellicola a tanti non è piaciuta e ha anche diviso la critica, ma il suo incipit io lo trovo magistrale, un modo perfetto per "buttare lo spettatore in trincea"
Ovviamente, SPOILER!
1917
Blake e Schofield, due caporali, hanno appena ricevuto un incarico importante e pericoloso: devono lasciare la trincea inglese, attraversare la terra di nessuno, superare le posizioni tedesche e raggiungere un reparto inglese per avvisarlo che rischia di cadere in una imboscata. Nel reparto, milita il fratello di Blake: un elemento che rende l'impresa emotivamente turbante. Tutta l’operazione si basa su una informazione riferita ai due dai loro superiori: i tedeschi si sono ritirati dalle loro trincee. Non fosse vero, i due cadrebbero in una trappola mortale a loro volta.
Come rendere la scena in modo emotivo e realistico, questo è l’obiettivo che si pone Sam Mendes. Dal momento stesso in cui la missione sta per iniziare, noi siamo calati nella trincea con i due soldati: la tendina che divide il rifugio del generale dalla trincea si apre davanti a noi ed entriamo nella trincea vera e propria. La ripresa segue e precede i due soldati, mossa, dinamica nei movimenti ma fissa nell’inquadrarli. E’ come se fossimo stati arruolati per la missione anche noi: li ascoltiamo mentre discutono e li vediamo costantemente senza mai staccare, come succederebbe se il terzo soldato fossimo noi.
I due parlano e Schofield esprime dubbi razionali e paura. Blake corre veloce, ansimando quasi: la notizia della presenza del fratello lo ha turbato, ha una reazione emotiva, è sconvolto, vuole correre a salvare il fratello (non a caso è stato scelto lui: una garanzia che svolga la missione potenzialmente suicida). La trincea brulica di vita in questa fase: soldati che vanno avanti e indietro, soldati che ricevono la posta, che chiacchierano. Non siamo sulla linea immediata del fronte, non c’è grande tensione.
A un certo punto, svoltiamo nella trincea dopo un passaggio e svolta anche la situazione: ci avvisa Schonfield dicendo che siamo nella zona vicina alla prima linea. Qui i soldati sono silenziosi, rannicchiati, privi di forze, di emozioni, non si chiacchiera molto. Si incrociano feriti sempre più gravi e Blake è sempre più agitato e va talmente veloce da scontrarsi e far cadere un ferito, accendendo una piccola lite. Alla fine i due arrivano alla fine della trincea dove ricevono le istruzioni dal responsabile locale e si apprestano a uscire dalla trincea per entrare nella zona di nessuno.
Le parole che ascoltano non sono rassicuranti. Tutto questo passaggio, il lungo cammino nella trincea, i dubbi, i feriti che si incontrano, la tensione della piccola lite, le parole del tenente servono per accrescere l’ansia e la tensione: piano piano ci rendiamo conto insieme ai soldati che stiamo andando incontro a qualcosa di molto pericoloso.
Tutto questo lungo passaggio è accompagnato da una musica insistente, turbante, come delle scariche di elettricità. I nostri sensi sono stati attivati, siamo pronti. Stiamo per uscire nella terra di nessuno dove ci è stato detto che i tedeschi non ci sono, ma temiamo che possa non essere così.
I ragazzi salgono la scaletta per uscire e noi con loro. La ripresa cambia: finora ha seguito in primo piano i due ragazzi, ora le riprese si fanno più mosse, li seguiamo ancora ma non cercando più i loro volti quanto un “essere con loro” ancora più accentuato. La cinepresa si comporta esattamente come se fosse il terzo soldato: scavalchiamo cavalli morti con loro, strisciamo con loro, vediamo quello che vedono loro. Siamo nella terra di nessuno, esposti con loro al pericolo. La musica, dal momento in cui entriamo nella zona di pericolo, è cessata: dalla dimensione filmica siamo passati a quella reale, siamo sul campo di battaglia, siamo nel 1917, strisciando su un terreno irrorato di sangue e di morte.
Siamo soldati, anche noi!