Voglia di Cinema

"L'impero del sole" e il suo finale: un ragazzo che non ha più identità

Anni ottanta. Steven Spielberg gira un film ambizioso, un po' sottovalutato, splendido:"L'impero del sole". Uno dei punti di forza del film è la straordinaria prova d'attore di un giovanissimo Christian Bale (ma quanto era bravo!). La storia racconta le vicende di Jamie, il rampollo di una ricca famiglia inglese che vive in Cina, ancora immerso nel mondo adolescenziale. La famiglia, però, è travolta dalla guerra: deve scappare a causa dell’invasione giapponese ma Jamie si perde fra la folla e si ritrova solo in un paese occupato. Per un ragazzino ricco e viziato è un trauma difficile da gestire.

La storia successiva è lunga e ricca di colpi di scena e qui non intendo approfondirla, voglio invece parlare del finale. Dopo anni di sofferenze, traumi, eventi che ne determinano la perdita dell’innocenza, Jamie è un piccolo adulto. È ancora un ragazzo ma del ragazzino viziato che viveva con i genitori non resta nulla, nemmeno ricorda il volto dei genitori. Jamie si ritrova in un centro di raccolta per orfani è una serie di genitori arrivano per ritrovare i propri figli. Ci sono anche i genitori di Jamie e Spielberg gira una scena magistrale, concepita perfettamente.

La scena è volutamente confusa: genitori e figli si cercano ammucchiati, alcuni si abbracciano, altri si cercano febbrilmente. Il padre e la madre di Jamie si aggirano incerti, il padre passa accanto a Jamie ma non lo riconosce nemmeno. Di quello che era suo figlio, in effetti, non è rimasto nulla, ora c'è un altro ragazzo: Jamie è grigio in volto, lo sguardo assente, come se fosse da un’altra parte. Sua madre alla fine lo nota e i suoi gli si parano davanti: lui non dice una parola, con gesti dolci ma lenti inizia a toccare sua madre, come se avesse bisogno di far riaffiorare col tatto ricordi sepolti del passato per riconoscerla. Alla fine, scatta l'abbraccio e noi lo vediamo chiudere gli occhi e tornare alle scene di inizio film di una Shangai affollata e brulicante di vita, sulle acque del fiume fluttua però la valigetta che Jamie aveva portato per un certo periodo sempre con lui. 

Come quella valigetta che ormai fluttua verso l’oblio dell’oceano, il suo passato e la sua identità si sono perse nelle acque della guerra. Del Jamie cresciuto dai genitori non è rimasto nulla, ora c’è un Jim (così lo chiamavano durante la guerra) che non sa chi è e quale sia il suo posto nel mondo e il suo sguardo smarrito e lo sguardo di chi ha perso anche il ricordo dell’innocenza e deve ritrovare una propria identità.

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