Voglia di Cinema
"L'attimo fuggente": la poesia è libertà
- Mer 03 Giu 2020
“Carpe Diem”, diceva Orazio.
“Chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza”, diceva Lorenzo il Magnifico.
Sono millenni che questo concetto è noto e diffuso: la vita dell’uomo è transitoria, ci sembra infinita ma è un battito di palpebre e poi puff, non c’è già più. Bisogna profittarne finché si è in tempo. L"attimo fuggente” di Peter Weir è uno dei film più amati di ogni tempo ma il suo concetto principale era già stato detto e ribadito, scritto e riscritto. Non è un concetto originale, è quasi banale. Allora, perché questo film ha fatto innamorare generazioni di ragazzi, di uomini e donne? Per la bravura del regista e degli attori a cominciare da uno stratosferico Robin Williams, indubbiamente. C’è dell’altro però. Il film piace perché c’è modo e modo di dire le cose, il film ci fa innamorare perché ha sensibilità, un’anima, un cuore. Non è tanto cosa dice ma il modo in cui lo dice. E’ sincero ma è delicato. Sopratutto, usa un’arma potente: per dare un senso alla vita e alla dimensione umana usa la poesia, l’arte, la bellezza. Non le usa però come dimensione estetica, che pure tutti possiamo cogliere: restiamo incantati di fronte a un dipinto o a una scultura o una rappresentazione teatrale che ci tocca nell’animo...l’espressione potente di questo film è la libertà e la liberazione che l’arte e la poesia esprimono per noi. Non solo bellezza, ma libertà!
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”.
La poesia e l’amore non sono “carine” ma sono la forza e il motore del mondo. Quando Todd viene chiamato a recitare una poesia davanti alla classe non sta svolgendo un semplice compito. E’ un ragazzo sensibile e fragile schiacciato da doveri, società, famiglia. Un ragazzo come tanti che avete conosciuto. La poesia che recita, incitato dal professor Keating, per la prima volta gli permette di strappare il velo di obblighi che lo opprime e di esprimere se stesso. E’ un momento di libertà. La tragica fine di Neil si deve proprio a questo dualismo libertà/repressione: l’idea di non poter esprimere se stesso a teatro, di non poter dare corpo ai suoi desideri, di non essere libero, lo spinge al suicidio, l’unico gesto di libertà (la sola scappatoia dalla vita che lo attende e che non si è scelto lui) che gli rimane nella disperazione del momento, una libertà purtroppo tragica e dolorosa. Il finale del film è un inno alla libertà, nonostante tutto. Il sistema ha represso il professore che paga comunque i suoi errori di giudizio commessi nel tempo, i ragazzi pagano un prezzo per i propri errori e la scuola ha ripreso il sopravvento con la sua mentalità chiusa. La coscienza di poter trovare la libertà è però ormai consolidata nei ragazzi e salire sui banchi per dire “o capitano mio capitano” è poesia in azione, è una rivendicazione di libertà, nonostante tutto e tutti.
La vita è difficile e spesso c’è un prezzo da pagare ma la poesia, l’amore, l’arte ti danno una possibilità di esprimerti e di essere libero: sta a ciascuno di noi scegliere se e come esserlo e che prezzo siamo disposti a pagare. Ecco perché “L’attimo fuggente” non finisce di emozionare anche dopo decenni: “carpe diem” si declina in “la poesia, l’arte, l’amore ti rendono libero”.
“Che cosa c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?
Risposta
Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso
WALT WHITMAN