“I dinosauri” è stata una serie di successo anni novanta della ABC, trasmessa per tre anni negli USA e arrivata anche in Italia, prodotta anche (ma non solo) dalla Walt Disney.
Si trattava di un prodotto per famiglie in cui i protagonisti erano i componenti di una famiglia di dinosauri nel mondo all’epoca, appunto, dei dinosauri (ma tratteggiati in modo simile all’umano: hanno una casa, fanno figli, lavorano, ci sono i mezzi di comunicazione). Per rappresentare questi dinosauri antropomorfi si utilizzarono dei pupazzi animatronici molto realistici e ben disegnati. Pur essendo una serie per famiglie, semplice e con momenti leggeri e divertenti, affrontava anche temi molto seri, a volte attraverso metafore: razzismo, omofobia, abuso di droghe, diritti delle donne, censura, guerre. Una serie coraggiosa, quindi, ma comunque pensata per essere vista da bimbi e ragazzi, magari in compagnia dei genitori, quindi studiata per essere comprensibile in modo semplice, pur avendo risvolti educativi. Per questo motivo fu sorprendente il finale che suscitò anche qualche polemica.
A causa di una serie di errori di Earl, il capofamiglia, che utilizza tecnologie rischiose per affrontare problemi minori senza calcolare le possibili conseguenze, il mondo cade in un’era glaciale senza speranza. Negli ultimi minuti dell’ultima puntata la famiglia deve affrontare la consapevolezza di una morte imminente e della sparizione dei dinosauri (un modo anche per far collimare la serie con l’estinzione dei dinosauri). Famosa l’ultima scena: dopo le scuse desolate di Earl alla famiglia, l’inquadratura ci porta fuori dalla casa e mostra il mondo sommerso dalla neve, poi l’addetto al meteo della tv fa le sue ultime previsioni (in un ambiente, alle sue spalle, che ci permette di capire che la vita sta finendo) di una eterna notte gelida e chiude dicendo “goodnight” e poi “goodbye”, una aggiunta che fa capire che è finita…poi il buio...
Per molti bimbi fu un finale difficile da capire e a volte traumatizzante anche se di qualità (davvero ben girato) e ancora una volta finalizzato a lanciare un messaggio sociale, questa volta sull’ambiente. Non il solito lieto fine alla Walt Disney d’epoca.