Voglia di Letteratura
L'incipit di "Furore": la natura protagonista assoluta esercita il suo dominio sugli uomini
- Dom 18 Dic 2022
Il primo capitolo di “Furore” di Steinbeck ha una protagonista assoluta: non una persona, non l'uomo, ma la natura, totalmente dominante e centrale nella narrazione delle prime pagine del romanzo.
Nelle campagne dell’Oklahoma, una serie di inquietanti tempeste di polvere avvolgono tutto, cose e terreni e quanto altro incontrino sul loro cammino. Per lunghe pagine, Steinbeck descrive minuziosamente le conseguenze di questa piaga, senza risparmiare dettagli. Gli uomini sono impotenti e ridotti quasi sullo sfondo, spettatori inermi: apprendiamo le conseguenze sul suolo, sulle cose, sui raccolti di queste tempeste che tutto travolgono, siamo spettatori noi stessi.
L’uomo è infatti di contorno, Steinbeck ci racconta i colori e le forme, cerca il dettaglio, vuole che immaginiamo la situazione, che ci sentiamo come quegli uomini dell'Oklahoma. Piano piano, sommessamente, l’uomo inizia però a comparire, a prendere il suo spazio e assumere il suo ruolo: quasi silenzioso, impotente, abbagliato dalla forza della natura, ma costretto a fare i conti con le sue esigenze inderogabili.
Sta vivendo una tragedia: si perdono i raccolti, si perde il lavoro, incombono povertà e fame. I contadini dovranno emigrare dopo aver perso tutto, devono affrontare grandi difficoltà: il romanzo racconterà la sorte di quelle famiglie.
Per il momento, però, ci si concentra su ciò che scatenerà tutte quelle conseguenze: sono immagini vivide, che ci lasciano abbagliati come i contadini seduti sulle verande delle loro fattorie in Oklahoma, inconsapevoli del proprio destino con una unica certezza e cioè "saranno tempi tribolati".