
Voglia di Letteratura
Ariosto e il mal di Garfagnana
- Gio 22 Dic 2022
"Questa è una fossa, ove abito, profonda, donde non muovo piè senza salire, del silvoso appenin la fiera sponda. O stiami in Rocca o voglio all'aria uscire, accuse e liti sempre e gridi ascolto, furti, omicidii, odi, vendette et ire"
Parole amare, dure. Parole da Ludovico Ariosto, che testimoniano quanto male vivesse la sua condizione di governatore della Garfagnana. La corte estense non si poteva più permettere di mantenerlo come semplice cortigiano, aveva bisogno dei suoi servigi e lo aveva promosso uomo di governo, mandandolo a gestire questa zona della attuale Toscana. Fra il 1522 e il 1525 Ariosto svolse il suo compito ma dovette gestire una situazione complicata: era una zona di montagna dal clima rigido e dalle strade impervie, aveva una situazione sociale precaria, il clero locale era inaffidabile e con tendenze criminose, i briganti abbondavano in quantità, c'era tensione politica con gli stati vicini.
Ariosto doveva fronteggiare tutto questo avendo a disposizione solo una guarnigione di dodici balestrieri, in pratica era abbandonato alla sua sorte. Diventano quindi comprensibili i motivi del suo lamento, ma certamente tutto era accentuato dalle sue vicende personali. Aveva dovuto, infatti, lasciare alla corte estense il suo segreto amore, la sua Alessandra, che gli mancava terribilmente. Se l'avesse avuta al suo fianco, certamente l'esperienza sarebbe stata meno pesante e le sue parole sarebbero state più dolci.