Voglia di Letteratura

"Nothing gold stay": la bellezza fuggevole celebrata in un capolavoro di ritmo e suoni sospeso fra malinconia e stupore

“Nothing gold can stay” è un piccolo grande capolavoro del celebre Robert Frost, che si apprezza compiutamente soprattutto in lingua originale. Ecco il testo:

Nature’s first green is gold,
Her hardest hue to hold.
Her early leaf’s a flower;
But only so an hour.
Then leaf subsides to leaf.
So Eden sank to grief,
So dawn goes down to day.
Nothing gold can stay.

In otto versi la profondità di pensiero è incredibile. Prima di tutto però è giusto sottolineare la grande abilità di Frost, che crea un ritmo sonoro indelebile con una scelta accurata dei vocaboli: a parte la rima, c’è un uso dell’allitterazione e di altri mezzi retorici che permette di donare a questa poesia una musicalità degna di una canzone (pensate alla h lettera-traccia del secondo verso, a “dawn goes down”, a gold che compare nel primo verso e torna nell’ultimo a completare il cerchio). In questo modo le parole assumono una connotazione di mezzo per creare un equilibrio, che riproduce la bellezza descritta nella poesia stessa (provate a leggerla o meglio ancora farvela leggere in inglese, se conoscete la lingua: l’effetto colpisce). Passiamo al significato ma prima la traduzione (che sul piano ritmico non è efficace)

In Natura il primo verde è dorato,
e subito svanisce.
Il primo germoglio è un fiore
che dura solo un’ora.
Poi a foglia segue foglia.
Come l’Eden affondò nel dolore
Così oggi affonda l’Aurora.
Niente che sia d’oro dura.

Il tema è il ciclo della vita e la sua bellezza ma anche la sua caducità. Il primo verde svanisce, il primo germoglio dura un’ora, l’Eden affonda nel dolore come oggi affonda l’Aurora. Sono tutte immagini di bellezza, una bellezza naturale, ma passeggera e destinata a svanire in fretta. Così il primo verde dorato diventa “niente che sia d’oro dura”. Un pensiero triste e malinconico ma al tempo stesso ci sono anche altri significati. C’è ammirazione per la bellezza, data dalla natura, vista come un dono delicato che non dura ma meraviglioso. Una natura che è d’oro tanto la sua bellezza rapisco l’anima umana. Soprattutto la natura diventa un simbolo. Il riferimento all’Eden, al paradiso, parte infatti da una natura incontaminata ma termina con l’uomo che dall’Eden si ritrova nel
dolore. La stessa vita dell’uomo è una meraviglia sospesa nel tempo ma destinata a finire, una età dell’oro che non è eterna. Il germoglio, il verde dorato rappresentano anche l’innocenza individuale e collettiva degli esseri umani destinata a perdersi

Indubbiamente c’è un velo di malinconia ma c’è anche lo stupore di fronte alle varie forme di bellezza: quella della natura, quella della gioventù, quella dell’avventura umana. Niente che sia d’oro dura ed è triste, ma è pur sempre un qualcosa d’oro e bisogna goderne finché esiste...
 

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