Voglia di Letteratura

"L'ìsola del dottor Moreau": quando l'uomo gioca a essere onnipotente

Quando Herbert George Wells scrisse "L'isola del dottor Moreau", a fine ottocento, il tema del romanzo era fantascienza pura. Ancora oggi lo è, ma tutto sommato ci appare tecnicamente meno impossibile che ai quei tempi: le conoscenze scientifiche avanzano e la possibilità di manipolare il Dna e ricombinarlo sono molto più realistiche (con questo, siamo lontani dagli scenari descritti nel romanzo).
La storia di Edward Prendick è un grande spunto per riflettere sul rapporto fra uomo e natura e uomo Dio. Edward è un naugrafo che si salva da morte certa in mare grazie all'intervento di un certo Montgomery, che lo porta su un'isola che ha come unici abitanti lo stesso Montgomery, il dottor Moreau e un gruppo di strane creature.
Il dottor Moreau è uno uno scienziato rinnegato dalla comunità scientifica, si è ritirato su quell'isola per compiere strani e discutibili esperimenti: vuole trasformare gli animali in uomini (capaci di parlare e con tutti gli attributi umani) attraverso un procedimento complesso e anche molto doloroso. In pratica, crea uomini-bestie con tratti in parte umani e in parte bestiali. Delle chimere, in altre parole. La storia che si sussegue nelle pagine del romanzo è un approfondimento su queste creature, sulle loro interazioni col dottor Moreau e sui limiti della ricerca scientifica.
Wells è una penna sapiente, ama dilungarsi in lunghe disgressioni paesaggistiche ma sa anche caricare di tensione le situazioni, spesso utilizzando proprio il paesaggio come elemento inquietante. Le sue descrizioni hanno atmosfere misteriose, quasi gotiche. Si dilunga nella carnalità, nel descrivere i corpi, bestiali e anormali, messi al centro dell'attenzione. Descrive emozioni, spesso difficili da controllare (ma l'intelletto fino a che punto è in grado di dominare le nostre emozioni?).
Soprattutto, evidenzia la tendenza del dottor Moreau a voler cambiare le regole naturali, come se fosse Dio, non accettando i propri limiti, con esiti catastrofici (non manca anche una sfumatura critica all’eccesso di fiducia nella scienza, disciplina che se staccata dall'etica diventa insidiosa e irta di pericoli).
L’aspetto che colpisce di più il lettore, però, è l’indagine sulla vera natura umana: in molti passaggi gli uomini si comportano in modo in fondo non troppo dissimile dalle chimere bestiali che vivono sull'isola (e a volte anche peggio) e quando a fine romanzo Prendick torna nella società degli umani, si isola perché intravvede negli uomini una bestialità sempre pronta a riaffiorare. 
Wells vuole farci interrogare sulla natura dell’uomo: quanto ci siamo davvero evoluti dallo stato bestiale? chi siamo veramente? abbiamo davvero superato la nostra bestialità?
Un romanzo di domande e non sempre fornisce la risposta e questo lo rende anche più interessante.

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