
Voglia di Letteratura
"Il grasso e il magro" di Cechov: un incontro occasionale ci svela i rapporti sociali fra gli uomini
- Gio 16 Nov 2023
"Il grasso e il magro” è un racconto brevissimo di Cechov: si arriva a malapena a tre paginette, una narrazione stringata eppure densa di significati. Tratteggiando una situazione di vita occasionale e rapida, Cechov riesce a creare simultaneamente una situazione umoristica e a farci riflettere, un dono importante per uno scrittore. Caliamoci nella storia: in una stazione russa si incontrano casualmente due vecchi compagni di scuola. Il grasso ha appena mangiato in stazione e “le sue labbra velate d’unto erano lucide come ciliegie mature. Emanava odore di xeres e fiori d’arancio”. Ha mangiato bene e profuma, segno di una condizione benestante, esaltata dall’essere grasso in un’epoca (fine ottocento) in cui la pinguedine era sinonimo di ricchezza.
L’altro personaggio è magro e odora di prosciutto e fondi di caffè ed è sceso dal treno carico di valigie e scatole di cartone: se la passa meno bene dell’amico, ha di che sfamarsi ma non trasmette un'idea di ricchezza. Non a caso è magro: ha meno possibilità di banchettare…
I due si salutano con affetto sincero, inizialmente, rievocando i vecchi tempi. Il magro presenta all'amico moglie e figlioletto. Il figlioletto diventa osservatore della scena, attore della stessa ma anche critico implacabile: i suoi comportamenti ci fanno capire tante cose, sono il filtro attraverso cui leggere gli eventi.
Quando il padre gli presenta l’amico lo saluta educatamente togliendosi il berretto. Il padre racconta che a scuola l’amico era vivace mentre lui era spesso oggetto delle prese in giro dei compagni in quanto considerato una spia. “Nagasaki rimase ancora un po’ a pensarci su e poi si nascose dietro la schiena del padre”. Il bimbo è riflessivo e quando capisce che il padre era una spia si vergogna e si nasconde dietro di lui...
Il magro racconta di essere un impiegato, la moglie lavora e lui arrotonda con dei lavoretti. Il grasso, con sorpresa del magro, confessa di avere un importante ruolo governativo. Improvvisamente, il magro cambia atteggiamento: impallidisce e si fa piccolo, sorpreso ma anche umiliato dalla carriera migliore del suo vecchio amico. Il figlioletto invece si mette sull’attenti e si abbottona i bottoni della divisa in segno di rispetto.
Il grasso si schermisce: prova amicizia sincera e invita il magro a non farsi condizionare ma questi addirittura prende le distanze e lo chiama eccellenza. Il grasso, disgustato, se ne va mentre il magro e la moglie lo salutano con deferenza ostentata e fasulla (si capisce che il magro è invidioso).
Il figlio fa un inchino e lascia cadere il berretto...
La scena ha lati comici ma ci fa riflettere:
1) attributi fisici, vestiti e perfino cose (le scatole di cartone) denotano il ruolo sociale delle persone: non si può nascondere...
2) i ruoli sociali inficiano i rapporti personali, può esistere amicizia non condizionata dai ruoli sociali? Può esistere amicizia se le distanza è ampia nella scala sociale?
3) soprattutto la figura del figlioletto è interessante: si dimostra intelligente e osservatore eppure ha già quella deferenza verso il superiore che il padre evidentemente gli ha trasmesso...
Un incontro in stazione di pochi secondi che racconta un mondo intero…