Voglia di Letteratura

Alberto Moravia, "Gli indifferenti" e una malattia ispiratrice

Alberto Moravia ha vissuto una adolescenza tormentata. Sin dall’età di nove anni fu colpito da una grave forma di tubercolosi che attaccava la sua gamba e lo esponeva a cadute e scivoloni, oltre a farlo zoppicare. Era una malattia cronica con momenti più intensi e momenti in cui lo lasciava rifiatare ma, di fatto, per dieci anni dovette quasi sempre stare a letto, a volte con un gesso lungo quasi tutto il corpo, alle prese con dolori e problemi. Un dolore fisico che si trasmette anche all’anima e che nega a un adolescente la normalità di quell’età.

Moravia riuscì a guarire dopo un ricovero in un sanatorio di Cortina d’Ampezzo che utilizzava metodi di cura innovativi. È però interessante notare che per qualche anno Moravia, come ebbe a raccontare poi, coltivò una sorta di nostalgia per la malattia fino al punto di mettersi a letto e annunciare il ritorno della stessa (per fortuna non era così). La malattia lo aveva costretto ad adattarsi reinventando un mondo e in qualche modo aveva costruito una sua zona di comfort da cui era difficile uscire.

Questa forma di adattamento ha qualche eco negli "Indifferenti" che proprio in quegli anni iniziò a concepire: i personaggi del romanzo hanno una forma di passività, di incapacità di uscire dalla situazione in cui sono imprigionati, che può ricordare la situazione di chi dal letto della malattia non può scappare.

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