I primi capitoli di “Senilità” sono un’opera di abilità letteraria magistrale. Li ho amati dal primissimo momento in cui ho iniziato a leggere il libro e per quanto il romanzo sia ormai datato esprime perfettamente una condizione che, nella mia esperienza, si ripropone spesso nei rapporti fra le persone, in ogni epoca.
Emilio Brentani è una figura debole e complessa, stretto fra una realtà monotona e deludente ma al tempo stesso rassicurante (una zona di comfort, a modo suo), il sogno di vivere emozioni e una vita diversa e l’incapacità caratteriale di essere all’altezza delle responsabilità che ti richiede la vita per uscire dalla benedetta-maledetta zona di comfort.
Quando conosce Angiolina, con cui instaura una tormentata relazione sentimentale, esistono due piani del rapporto: quello reale e quello mentale.
Nella mente di Emilio la figura di Angiolina si trasfigura, parte dalla realtà per assumere i contorni di ciò che Emilio avrebbe bisogno che Angiolina fosse. Proietta su di lei i suoi bisogni, le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi desideri emotivi.
Quante volte in una relazione, specialmente all’inizio, le persone si fanno un’idea dell’altro che dipende più dalla propria sfera emotiva e personale che dalla realtà!
Svevo tratteggia questo rapporto in modo magistrale, lasciando sempre filtrare l’incertezza di Emilio, una persona sospesa che non sa fino in fondo quello che vuole perché non ha abbastanza carattere per farsene carico.