Charles Dickens ebbe una vita complessa e sfortunata nella sua adolescenza. Dopo qualche anno di infanzia normale, infatti, suo padre fu imprigionato per debiti. A soli 12 anni Charles fu costretto ad andare a lavorare in una fabbrica di lucido da scarpe, vivendo una situazione di grande difficoltà e umiliazione.
Una volta cresciuto, Charles non dimenticò quanto accaduto e iniziata una brillante carriera scrisse alcuni libri dedicati al tema dell'infanzia e dell'adolescenza abbandonata, ispirandosi alle vicende della sua vita. Diede vita al filone del romanzo sociale, un romanzo dedicato alla denuncia delle storture della società, alla rappresentazione realistica, triste e senza fronzoli, della vita della classi subalterne e dei deboli (pur senza rinunciare al gusto "picaresco" popolare nei romanzi delle epoche precedenti)
"Le avventure di Oliver Twist" è un esempio di questi lavori di Dickens. Pubblicato a puntate su una rivista, racconta la vita di uno sfortunato orfano e le ingiuste privazioni cui è sottoposto. Qui vediamo un brano in cui si denuncia la denutrizione nelle strutture dedicate agli orfani e una giusta richiesta di Oliver che porta a conseguenze tristi e indegne di una società che si rispetti
Ogni ragazzo riceveva una scodella di quella pappa; nelle feste solenni gli venivano dati anche due sfilatini di pane. Le scodelle non venivano mai lavate perché i ragazzi le raspavano accanitamente con i cucchiai fino a farle diventare lucide come specchi, dopo di che restavano lì a fissarle con occhi che sembravano quasi star per divorare anche quelle, succhiandosi bene le dita, nella speranza di trovarvi qualche stilla di pappa.
Entriamo subito in un mondo dominato dalla fame. Dickens si spreca in una descrizione dettagliata perché vuole farci visualizzare i gesti quotidiani di ragazzi talmente affamati da lucidare le scodelle cercando il benché minimo residuo di cibo utilizzabile. Quegli "occhi che sembravano quasi star per divorare anche quelle, succhiandosi bene le dita" ci fanno quasi immedesimare in quei ragazzi: possiamo vederci, noi stessi, affamati, guardare la scodella vuota, muti, con un crampo allo stomaco. Charles vuole che proviamo il bisogno fisico che provano i ragazzi, che empatizziamo col loro bisogno
I giovani soffrono di ottimo appetito cronico, questo si sa. Uno di loro, più vorace degli altri e molto sviluppato per la sua età, dichiarò che se non gli avessero aumentato la razione di sbobba, una notte o l'altra avrebbe finito col mangiare il vicino di letto. I suoi occhi, mentre così parlava, madavano lampi talmente cupi e feroci che i suoi compagni gli credettero. Tennero perciò consiglio ed estrassero a sorte il nome di colui che quella sera avrebbe dovuto chiedere un supplemento di farinata. L'onore toccò ad Oliver.
La fame di questi ragazzi è talmente forte da sfociare in una reazione quasi violenta. Per un uomo moderno, mediamente benestante, è difficile capire quanto forte e ossessionante possa essere il bisogno di mangiare quando non può essere soddisfatto. Charles poi vuole rappresentare Oliver, il protagonista, come un ragazzino tormentato dal destino: quando tocca sorteggiare, non può che capitare a lui il compito di esporsi chiedendo più cibo
Come al suo solito il direttore in grembiale da cuoco, si avvicinò, al pentolone con le sue assistenti alle spalle, la zuppetta fu scodellata e una lunga preghiera fu recitata perche Dio la benedicesse. La farinata fu fatta fuori in un baleno e i ragazzi cominciarono a sussurrare fra loro, dandosi di gomito e facendo segno a Oliver. La fame, si sa, fa uscire il lupo dalla tana; e la fame rese coraggioso il ragazzo, che si alzò, si avvicinò al direttore con la sua scodella in mano e balbettò: Per favore, potrei averne ancora? Il direttore era un uomo massiccio e corpulento, ma udendo quelle parole impudenti impallidì, fissò stupefatto il piccolo sfrontato e si appoggiò al pentolone per sostenersi, quanto alle assistenti e ai ragazzi erano come paralizzati. Che... che cosa hai detto? chiese infine l'uomo con voce morente. Per favore. ripeté Oliver. ne vorrei ancora un pò.
Questo passaggio è fondamentale. Il direttore è un uomo massiccio e corpulento: un uomo che non ha fame, sicuramente, anzi che dispone di cibo abbondante tanto da ingrassarne...Il direttore fa anche recitare una lunga preghiera: la religione è importante...E' però un modo formale di essere religiosi, per ossequiare l'uso e per pulirsi la coscienza. Il messaggio di Gesù nell'ultima cena è chiarissimo:"prendetene e mangiatene tutti"... Un vero cristiano condivide il pane con chi non ne ha, soprattutto un bambino orfano che ha fame. Dickens vuole sottolineare l'ipocrisia del direttore e degli istituti di questo tipo che all'epoca non compivano la loro missione di accudire i ragazzi
Con un bel colpo di mestolo il direttore centrò la zucca di Oliver, lo afferrò per un braccio, lo scosse come un albero di prugne e strepitando chiamò a gran voce il custode, perché andasse a cercare il guardiano parrocchiale. Il comitato era riunito in solenne seduta, quando, fuori di sé, Bumble si precipitò nella sala ed esclamò, rivolgendosi al gentiluomo seduto in poltrona a capotavola: Scusate, signor Limbkins! Oliver ne ha chiesto ancora! Se si potesse sopravvivere dopo di aver ricevuto in pieno petto una palla di cannone si avrebbe la faccia che mostrarono i membri del comitato dopo di aver ascoltato quelle parole. Ancora? boccheggiò il signor Limbkins. Calma, Bumble, e rispondete chiaramente. Volete dire che ha chiesto dell'altra farinata dopo aver mangiato la razione regolamentare? Proprio così, signore. Quel ragazzo finirà impiccato. profetizzò il signore dal panciotto bianco. Nessuno osò contraddire quel profetico augurio e seguì una discussione alquanto animata. Oliver venne condannato ad essere segregato di volata e l'indomani mattina fu attaccato al cancello dell'ospizio un avviso che offriva un compenso di cinque sterline a chi avesse sollevato la parrocchia dal peso di Oliver Twist. In altri termini, cinque sterline sarebbero state versate a colui che avesse avuto bisogno di un apprendista per qualunque mestiere, impiego, professione. Quando l'indomani lesse quell'annuncio sul cancello, il signore dal panciotto bianco ripeté: Quel ragazzo finirà impiccato. Non sono mai stato così sicuro di nessuna cosa in vita mia.
La reazione degli amministratori è quella di persone scandalizzate di fronte a un crimine. Oliver ha solo chiesto, educatamente, più cibo perché aveva fame. Viene trattato come un futuro criminale, un ragazzo senza speranza che si macchia di colpe gravissime, un ragazzo di cui vale la pena disfarsi. In realtà il vero motivo è uno solo: Oliver con la sua innocente domanda mette il dito sulla piaga, su una struttura che non assicura ai ragazzi il necessario per crescere...Far anche solo parlare di queste mancanze metterebbe a repentaglio il futuro dell'istituto e dei suoi perfidi amministratori. Sono parole pericolose ma per gli amministratori che vogliono continuare i loro affari incuranti della sofferenza dei ragazzi, intascandosi i fondi pubblici o privati destinati ai ragazzi...
Dickens è provato dalla sua esperienza giovanile e traccia una linea di demarcazione chiarissima fra Oliver, timido e spaurito, ragazzo di buoni sentimenti che si trova travolto dalle difficoltà della vita, e gli amministratori, violenti verbalmente e fisicamente, privi di pietà ed empatia, completamente asserviti all'interesse personale, crudeli e senza umanità. Sono quasi più dei soggetti da caricatura che persone reali (in genere più ricche di sfumature e contrasti) ma perché sono funzionali alla denuncia di Dickens...
Quando Dickens scrisse questo romanzo, era una grande novità e anche coraggiosa: uno scrittore denunciava le storture della sua società e della sua classe dirigente...