Robert Louis Stevenson, lo scrittore de “L’isola del tesoro”, decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita alle Samoa.
I samoani lo ribattezzarono “Tusitala”, narratore di storie.
Questo particolare mi ha fatto fantasticare. Ho lasciato viaggiare la mia mente nelle Samoa di fine ottocento e mi sono immaginato gli abitanti del posto che accolgono questo uomo di Edimburgo, così bravo nel narrare.
Chissà cosa avrà raccontato loro, seduto sulla porta di casa. Forse qualche brano dei suoi libri, più probabilmente vicende di vita vissuta: per un samoano, il mondo dove era cresciuto e dove aveva vissuto Stevenson era un luogo quasi incantato e magico, tanto doveva apparire…esotico.
Ecco Tusitala, il narratore di storie, l’uomo che ha portato ai samoani racconti da luoghi mai visti e mai conosciuti, con l’abilità consumata di chi sa incatenare l’attenzione del pubblico.
E chissà che storie loro avranno raccontato a lui, il narratore, gli abitanti samoani: storie di avventure, storie di un mondo che Stevenson aveva scelto come suo nuovo focolare.
Quando morì Stevenson volle questo epitaffio:
“Qui egli giace dove desiderava essere
A casa è il marinaio, a casa dal mare
E il cacciatore a casa dalla collina»
Esattamente, aveva trovato casa, il luogo dove ah scelto di restare