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Questa è una storia che è stata a lungo dimenticata, poi è stata riscoperta è raccontata da molti negli ultimi anni, ma quasi sempre parlando di un solo protagonista mentre i protagonisti sono invece due. Negli anni trenta, come sapete, l’Italia invade l’Etiopoa e ne fa una sua colonia. Un bersagliere, di stanza in Etiopia, ha una relazione con una bella ragazza etiope, ne nascono due figli. L’Italia, però, poco dopo perde la guerra, il bersagliere sparisce e la ragazza deve tirare su i ragazzi da sola: si chiamano Luciano e Italo Vassallo. La vita è difficile per la famiglia: i ragazzi sono meticci e per questo si ritrovano a dover affrontare l’odio sia dei neri che dei bianchi. Nessuno li ama, ci sono tanti problemi da affrontare. Non bastasse, sono eritrei (la madre era appunto eritrea) e anche fra etiopi e eritrei ci sono forti tensioni. 

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I due ragazzi lavorano per sbarcare il lunario ma iniziano anche a giocare a calcio: da regolamento sono costretti a giocare in una squadra di meticci. Difendersi dall’odio degli altri non è semplice, nessuno li ama abbiamo detto, ma quanto al calcio sono bravissimi e nessuno lo può discutere: Luciano è un centrocampista offensivo di qualità con visione di gioco, Italo un buon attaccante vecchia maniera.

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Iniziano a fare carriera e giocare nelle migliori squadre del paese permette loro di guadagnare di più. Entrano anche nel giro della nazionale: all’inizio Luciano deve anche fare a pugni con un compagno che lo insulta, ma alla fine vengono accettati e diventano parte integrante della squadra.

Nel frattempo, l’Etiopia è pronta per ospitare una delle prime edizioni della coppa d’Africa, precisamente la terza, quella del 1961. Luciano sarebbe il capitano della nazionale, ma i politici vorrebbero togliergli la fascia. I compagni ormai sono dalla sua parte e insorgono, resta capitano: da insultato a difeso, la strada percorsa è tanta.

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Proprio Luciano e Italo saranno protagonisti: segnano entrambi nella finale vinta 4-2 in rimonta con l’Egitto e sarà proprio Luciano a ritirare la coppa dalle mani dell’imperatore (l'Etiopia giocava in casa appunto, quindi è l'imperatore a premiare la squadra). Ormai diventati eroi nazionali, giocheranno a lungo e Italo si romperà anche una gamba in una partita della nazionale. Luciano diventa anche Ct più volte, poi sale al potere Menghistu ed entrambi devono abbandonare il paese per evitare guai. Il loro posto nella storia del calcio etiope è comunque assicurato anche perché quella coppa d’Africa rappresenta l’unico trofeo mai vinto dalla nazionale.