Negli anni quaranta e cinquanta una grande stella illumina il calcio sudamericano. Si chiama Oscar Miguez, nasce nel 1927, è uruguayano e si fa notare in un piccolo club chiamato Sud America. Lo chiama il Penarol e l’inglese Galloway lo promuove in prima squadra. Diventa una stella e anche molto rapidamente: gioca un calcio creativo, pieno di immaginazione e qualità tecnica, anche presuntuoso a volte, un calcio fatto di dribbling, tunnel e rovesciate. Le sue finte lo fanno segnare tanto: va in rete 107 volte in 137 partite col Penarol e 27 volte in 39 partite nell’Uruguay.
Vince e vince tanto: 6 campionati uruguaiani e due titoli di capocannoniere. Soprattutto vince con la nazionale: partecipa al clamoroso trionfo mondiale del 1950 (è in campo nel celebre "Maracanazo" della Celeste) e vince anche un campionato sudamericano.
Nel 1954 però vive anche una grande delusione: ai mondiali svizzeri è ancora protagonista ma è escluso dalla decisiva semifinale con l’Ungheria dopo una lite con i dirigenti che non apprezzano il suo atteggiamento rilassato e a volte irridente in allenamento. L’Uruguay senza il suo asso perde e torna a casa ma a Miguez resta il record di 8 gol segnati in due mondiali.
Non ha mai voluto lasciare il Sud America (ha giocato in Perù nello Sporting Cristal e poi nel Rampla Juniors e nel Colon Montevideo) nonostante le offerte non gli mancassero dall’Europa: si trovava troppo bene a casa sua!