Voglia di storia

Parmentier e le patate: usare marketing e influencer per promuovere un prodotto nel settecento

“Le persone non comprano prodotti e servizi, ma relazioni, storie e magia”

Seth Godin

L’importanza della pubblicità nel commercio oggi è indubbiamente riconosciuta e studiata. In realtà, saper presentare un prodotto è sempre stato fondamentale per garantirne il successo, anche prima che le regole del marketing fossero codificate.

Nel diciottesimo secolo un Antoine-Augustin Parmentier era un farmacista al servizio dell’esercito francese. Durante la guerra dei sette anni fu catturato più volte e dopo l’ennesima cattura i suoi carcerieri lo alimentarono con le patate.

Oggi non ci sarebbe niente di male, ma all’epoca le patate in Francia erano mal viste e riservate solo alla alimentazione animale: si riteneva infatti che potessero trasmettere malattie, in particolare la lebbra. La Francia aveva addirittura vietato legalmente il consumo di patate nel 1748!

Con sua stessa grande sorpresa, Parmentier si accorse che la dieta a base di patate offerta dai carcerieri non gli aveva fatto male, anzi gli piaceva anche.

Finita la guerra studiò le patate e giunse alla conclusione che si trattava di un prodotto sano e nutriente, utile per combattere le ricorrenti carestie.

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A questo punto c’era però un grosso problema: convincere gli altri. Parmentier sapeva che il pregiudizio verso le patate era forte e che non sarebbe mai riuscito a persuadere facilmente la popolazione a consumarle. Decise di mettere a punto una strategia che oggi definiremmo di marketing usando tattiche incredibilmente attuali.

Per prima cosa, elaborò moltissime ricette con le patate, per permettere di accontentare tutti i gusti. Parmentier decise poi di iniziare a organizzare cene speciali con tutte le portate a base di patate. Non si trattava di normali cene fra amici ma di cene con ospiti importanti come la Regina Maria Antonietta, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson. L’idea era simile a quella attuale degli influencer: utilizzò un personaggio famoso per pubblicizzare un prodotto, la popolazione ha un rapporto emozionale positivo col personaggio famoso e guarderà con simpatia al prodotto (un po’ come le pubblicità in televisione con le star: un sistema usato sin dai tempi del carosello).

Parmentier poi decise di puntare sul prestigio della famiglia reale: regalò dei fiori della pianta di patata al re e alla regina e pubblicò libri sulle patate facendo scrivere sulla copertina “edito per ordine del re”, in modo da imprimere il marchio reale sulla patata (contava sul prestigio del re per rendere credibili le sue teorie sulle patate).

Infine, provò anche il seguente stratagemma: su un pezzo di terra messo a disposizione dal re, iniziò una coltivazione di patate, mettendo delle guardie a controllare il campo e posizionando cartelli con la scritta “campo di proprietà del re”, per fare circolare l’idea che il campo contenesse qualcosa di molto prezioso. Di notte, le guardie lasciavano libero il campo, permettendo alla popolazione di rubare le patate. Le guardie avevano anche l’ordine di accettare qualsiasi proposta di corruzione ricevessero in cambio delle patate, per facilitare l'accesso alle patate della popolazione.

Insomma, una strategia mirata per dare “al brand” un valore anche superiore all’effettivo valore reale.

La tattica a lungo andare funzionò: le patate furono legalizzate, furono molto utili per combattere la carestia del 1785 e per salvare la popolazione durante l’assedio del 1795. Alla fine furono sdoganate in tutta la Francia e oggi sulla tomba di Parmentier dei volenterosi posizionano regolarmente patate per ricordare i suoi sforzi.

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Una dimostrazione che anche nel ‘700 le tecniche di marketing venivano usate e riuscivano ad essere efficaci.

FONTE “Innovation capital: how to compete and win like the world’s most innovative leaders” di Jeff Dyer, Nathan Furr, Curtis Lefrandt

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