
Voglia di storia
La Svezia e il proibizionismo del caffè
- Mer 19 Ago 2020
Nel 1746 la Svezia provò a introdurre una sorta di proibizionismo del caffè. La bevanda si stava diffondendo nel paese e la monarchia decise di intervenire per una serie di motivi: proteggere il mercato della birra (che era prodotta localmente mentre il caffè veniva importato), proteggere la salute degli svedesi (si riteneva che il caffè fosse nocivo), forse anche una antipatia per una bevanda spesso consumata nei locali dove si ritrovavano gli intellettuali che contestavano il potere costituito.
Fu introdotta una tassa (che fra l’altro riguardava anche il tè, non solo il caffè) e per i trasgressori si predispose la confisca di tazzine e piattini (oggi suscita un po’ di ilarità ma spesso erano prodotti di pregio e quindi era un danno economico vederseli confiscati). In un secondo momento ci fu una proibizione totale della bevanda. Soprattutto le classi più ricche, però, non rinunciarono al caffè e si sviluppò un mercato nero del caffè. E’ interessante notare il parallelismo col proibizionismo degli alcolici negli Stati Uniti! La battaglia contro il caffè fu portata avanti decenni ma dagli anni venti dell’Ottocento il regime si arrese e il caffè fu legalizzato. Oggi gli svedesi sono uno dei paesi col più alto consumo di caffè nel mondo (è considerato praticamente un rito culturale, la pausa caffè nella società svedese ha un valore quasi identitario con una serie di riti associati)
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