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Durante la colonizzazione del Nord America, per un lungo periodo inglesi e francesi furono in competizione fra loro per il controllo del territorio e questa lotta si intrecciò con i rapporti con le tante tribù locali. In alcuni casi francesi e inglesi si scontravano con gli abitanti originari del continente, altre volte si alleavano con loro e altre volte li sobillavano per combattere insieme gli altri colonizzatori (sia i francesi che gli inglesi cercavano di usare le tribù contro i loro nemici europei). I rapporti quindi erano molto variabili, anche con la stessa tribù nel tempo.

Tutto questo non sorprende. Fa più effetto pensare a un capo algonchino ricevuto a Versailles e nominato cavaliere. Nel 1706 infatti Assacumbuit degli Abnaki fu ricevuto a Parigi presso la reggia dal celebre Luigi XIV. Il capo algonchino (la sua tribù faceva parte di quel ceppo) si vantò di avere ucciso 140 inglesi, nemici del re di Francia, nelle terre americane (probabilmente tutto vero). Luigi XIV lo premiò nominandolo cavaliere di Francia e assegnandogli una rendita (gli regalò anche una spada).

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L’evento viene raccontato da Samuel Penhallow nel suo “History of The Indian wars”. Essendo Penhallow un colono di parte inglese, descrive l’evento in modo molto negativo parlando del capo algonchino come di un assassino. Un eroe da nominare cavaliere per i francesi, un assassino per gli inglesi: il soggetto che osserva determina sempre la percezione dei fatti, come logico. Di certo, un capo algonchino a Versailles resta un evento curioso e a suo modo affascinante.

COME FONTE CITIAMO IL LIBRO DI SAMUEL PENHALLOW E “SUL SENTIERO DI GUERRA: SCRITTI E TESTIMONIANZE DEGLI INDIANI D’AMERICA” DI CHARLES HAMILTON