Voglia di storia

Fare gli equilibristi con successo: il Portogallo e la questione delle Azzorre nella Seconda Guerra Mondiale

Qualche anno fa ho avuto il piacere di visitare le Azzorre in vacanza: una meta che è un piccolo paradiso per gli amanti della natura e delle escursioni (vi metto anche una foto dell’isola di Pico col suo vulcano, simbolo dell’arcipelago e del Portogallo). Le Azzorre, però, non sono solo un piccolo scrigno di bellezza naturale ma sono anche isole fondamentali sul piano strategico: se voi prendete una mappa e osservate la loro posizione nell’Oceano Atlantico, potete ben capire quanto possa essere importante controllarle in caso di guerra.

Per questo motivo, le Azzorre furono al centro di manovre e intrighi durante la Seconda Guerra Mondiale, pur essendo il Portogallo formalmente neutrale. Salazar, che dirigeva l’autoritario regime portoghese, si ritrovava in una situazione molto complessa: da un lato voleva mantenere buoni rapporti con britannici (alleati tradizionali) e statunitensi, dall’altra voleva tenere buoni rapporti con i tedeschi.

Il Portogallo sapeva di essere debole militarmente e in caso di attacco sarebbe stato in difficoltà, inoltre doveva difendere colonie lontane dalla madre patria e difficili da gestire sul piano militare. Temeva anche che i tedeschi attraverso la Spagna e magari con l’aiuto degli stessi spagnoli potessero attaccare il Portogallo. Una situazione molto complessa, diciamo pure.

I beni preziosi del Portogallo erano due: in primis il tungsteno, materia prima fondamentale per l’industria bellica, in secondo luogo proprio le Azzorre con la loro posizione strategica che faceva gola a tanti.

Per quanto riguarda il tungsteno, i portoghesi decisero di venderlo ai contendenti, per tenerli buoni e anche guadagnarci, con una certa preponderanza tedesca negli acquisti. Ci furono pressioni di vario genere, ma i portoghesi riuscirono tutto sommato a gestirsi.

Più complessa fu la questione delle Azzorre, che fra l’altro erano il riparo designato del governo portoghese se costretto alla fuga da un’invasione (questo particolare fa capire quanto realistica fosse ritenuta una possibilità di invasione: erano stati preparati piani di fuga). I tedeschi avrebbero controllato volentieri le Azzorre come base per i sommergibili e magari come punto di partenza per un eventuale attacco agli Stati Uniti, fecero anche operazioni di spionaggio sul terreno mentre il Portogallo soprattutto nei primi anni di guerra temeva un’invasione diretta.

Roosevelt per conto suo annunciò che la dottrina Monroe si applicava anche alle Azzorre e fu così spigliato, nel parlare dell’interesse di controllare le Azzorre in caso di necessità, da dover scrivere una lettera a Salazar per rassicurarlo di non avere intenzioni ostili.

I britannici invece accettarono la neutralità portoghese dall’inizio e tentarono di collaborare sulla base di un antico trattato di alleanza di quasi 600 anni prima, che ancora corrispondeva ai reciproci interessi. I britannici stessi pensavano però di dover controllare le Azzorre, sia pure in via indiretta, collaborando con gli alleati portoghesi.

La posizione del Portogallo era complicata: tenere a bada due colossi, ciascuno troppo forte per poter essere affrontato singolarmente, cercando di mantenere rapporti non ostili con entrambi. Una mossa sbagliata e sei fritto!

Nel 1941 la svolta: l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica allontana la possibilità di un’invasione tedesca del Portogallo o delle Azzorre, impossibile da gestire a questo punto.

Nel 1943, dopo una lunga serie di manovre diplomatiche, la situazione evolve definitivamente: britannici e americani preparano addirittura un piano di invasione congiunta preventiva, per prendere il controllo delle Azzorre, ma prima provano la carta diplomatica. Churchill chiede di poter stabilire delle basi militari alle Azzorre, Salazar prende un po’ di tempo ma alla fine accetta. Ormai i tedeschi, siamo nel 1943, stavano svanendo come minaccia diretta per il Portogallo e Salazar si sente più tranquillo, capisce che può azzardare questo passo senza conseguenze.

Alla fine, le Azzorre resteranno portoghesi: la diplomazia portoghese nei primi tempi della guerra era seriamente preoccupata (era stata anche rafforzata la guarnigione militare sulle isole), ma il gioco da equilibrista di Salazar aveva raggiunto il suo scopo. 

Questo è un buon esempio di come un paese neutrale, più debole, possa e debba barcamenarsi nei conflitti fra le grandi potenze, tutelando i propri interessi senza prendere rischi: bisogna essere buoni giocatori di poker!

FONTI

“António de Oliveira Salazar and the British”

di Andrew Shepherd

“Operation Alacrity: the azores and the war in the Atlantic”

di Norman Herz

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