Voglia di storia

Il diritto di avere paura: le battaglie medioevali e la gestione della paura dei combattenti

"Un cavaliere senza macchia e senza paura!"...ma siamo proprio sicuri?

Nel suo bel libro dedicato alla vita di Dante (intitolato semplicemente "Dante") Alessandro Barbero racconta le esperienze militari di Dante, uno dei combattenti che affrontarono la battaglia di Campaldino, evento storico di rilievo.

La battaglia era una cosa seria e Dante, racconta Barbero, ha avuto "temenza molta". In altre parole, si è spaventato e parecchio anche, complice il ruolo avuto in battaglia (Barbero entra nel dettaglio della battaglia e racconta che probabilmente Dante ha dovuto, insieme ad altri, svolgere un compito importante ma anche molto insidioso, uno dei più rischiosi).

Ebbene, l’idea del soldato “che non ha paura di niente” non era realistica neppure nel medioevo, come non lo è oggi.

Per avvalorare questa affermazione sfruttiamo sempre il professor Barbero, che spiega bene come la paura fosse consentita, capita e ammessa, anzi uno strumento per gestirsi con prudenza e non commettere errori in battaglia. Solo i giovani tendevano a essere più irruenti perché non sapevano ancora cosa era una battaglia e quindi non si rendevano conto dei rischi...

Il professor Settia nel suo “Battaglie medievali” affronta il tema in modo ancor più dettagliato: c’è un intero capitolo dedicato a episodi di eserciti che si danno alla fuga per crisi di panico sul campo di battaglia. In alcuni casi si trattava anche di fughe ingiustificate, dovute alla sorpresa per l’arrivo in battaglia di qualche reparto nemico o per altri eventi imprevisti. L'impatto emotivo di ciò che non potevi controllare era forte...

Di conseguenza, si giocava anche sulla paura del nemico: si era già capito all’epoca che conveniva usare armi rumorose per spaventare l'avversario o usare cimieri terrificanti per incutere timore nella truppa nemica.

Per contrastare la paura, invece si usavano vari metodi, a volte anche multe appioppate a chi scappava, ma in generale la paura veniva accettata purché avesse una motivazione valida e fosse momentanea, una sorta di ritirata per tornare a battagliare in un secondo momento.

Cavaliere senza paura? No, semmai cavaliere capace di controllare e gestire la paura!

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