Ogni epoca ha i suoi costumi e la sua morale. Riscoprire la morale del tempo può essere istruttivo, può essere curioso e a volte può anche strappare un sorriso per norme che ai nostri occhi contemporanei appaiono astruse (ma ogni uomo è figlio del suo tempo e va inserito nel contesto storico del momento in cui vive).
Sul finire degli anni cinquanta l’Italia visse l’esplosione di alcune mode in arrivo dall’America e dal mondo anglosassone (in particolare dalla Gran Bretagna) in generale, modello di società a cui guardavano i giovani. Si iniziava ad ascoltare la musica in lingua inglese, a imitarne costumi e modi di vestire.
Nello stesso periodo, ci fu una crescita dei fenomeni del teppismo giovanile, con la nascita delle prime "gang". La classe dirigente italiana dell’epoca individuò un legame fra i due eventi e decise di agire seguendo quella linea di pensiero.
Fra il 1958 e il 1960 sia a livello politico che sulla stampa furono portate avanti campagne molto decise contro flipper (moda di origine americana), blue jeans e motorette, tutti prodotti in arrivo dal mondo anglosassone. Si riteneva infatti che questi fossero i segni identificativi dei Teddy Boys, gruppi di ragazzi di varia estrazione che si aggregavano e che erano considerati fondamentalmente vandali e ribelli pericolosi: si trattava di un fenomeno nato in Gran Bretagna e poi diffusosi altrove (senza mai raggiungere la diffusione che ebbe in Gran Bretagna).
I flipper furono vietati dal questore di Genova e poi successivamente una circolare ministeriale li qualificò “gioco d’azzardo” proibendoli, ma alla fine furono riautorizzati dopo lunghe polemiche (oggi, per fare un esempio, ci sono norme restrittive sui videopoker, per confrontare come evolve il costume: all'epoca erano percepiti potenzialmente dannosi come oggi sono percepiti i videopoker).
Alcune scuole vietarono i jeans nell'abbigliamento consentito a scuola, ci furono perfino proposte di legge, non approvate, per vietarli e per punire con aggravanti chi commetteva reati indossando segni distintivi dell’abbigliamento tipico dei Teddy Boys (indossi i jeans? sei è un Teddy Boy e quindi un delinquente!).
Furono prodotti film che mettevano in cattiva luce questo modo di essere e di vestire e furono scritti articoli dai toni di condanna assai duri anche sui principali giornali (qualcuno pronosticò anche un rapido “andare fuori moda” dei jeans, previsione errata caro mio!)
Il problema del teppismo c’era (anche se meno esteso che nei paesi anglosassoni) ma fu identificato come figlio delle nuove mode americane e britanniche che in fondo sovvertivano canoni culturali consolidati e perciò erano viste con sospetto e fastido.
Come sapete, alla fine flipper e jeans sono stati accettati socialmente. Anzi, un personaggio come "Fonzie" oggi è un mito, nel clima culturale di quell'Italia sarebbe stato considerato un teppista.
FONTI
“Storia del miracolo italiano” di Guido Crainz
Il saggio di Daniela Calanca in “Identikit del novecento”
“Mondo biker: bande giovanili su due ruote” di Alessandra Castellani