Cultura

PAF 2020 SCRITTURA Domenica mattina Lia Piano racconta "Planimetria di una famiglia felice"

Domenica 23 agosto, alle ore 10.00, nel Cortile del Museo Civico, Lia Piano dialogherà con il pubblico del Porte Aperte Festival  nell'incontro, condotto da Marco Turati.

LIA PIANO è nata a Genova nel 1972 ed è laureata in lettere e dal 2004 si occupa della Fondazione Renzo Piano. Oggi vive e lavora fra Parigi e Genova ma la sua vita la porta a viaggiare praticamente ovunque. In attesa di radicarsi da qualche parte, ha deciso di scrivere il suo primo libro.

Lia, figlia di Renzo, notissimo architetto, esordisce nella narrativa con ‘Planimetria di una famiglia felice’ (Bompiani) titolo emblematico del contenuto stesso del romanzo.

La narrazione diventa il pretesto per costruire ‘la piantina’ della felicità familiare e della casa che la protegge, racconta la storia di vita di una famiglia, tra invenzione ed autobiografia.

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"Ho iniziato a scrivere per salutare la casa di famiglia, che è l'unico personaggio realmente esistito presente in queste pagine. La mia infanzia aveva lasciato in quelle stanze una scia luminosa, come la lenta maratona di una lumaca. Ho tentato di seguirla, ma mi sono persa spesso. E perdendomi ho inventato."

Negli ultimi tempi, vanno di moda i romanzi storici/autobiografici di casate più o meno famose. Lia Piano stravolge questo formato attraverso un'allegoria divertente, uno stralcio di vita imperniato su una anarchia rigorosamente creativa. Due fratelli teneramente dispettosi, un padre e una madre amorevoli quanto distratti, quattro cani e quaranta galline, la tata Concepita Maria, analfabeta calabrese che parla solo la lingua della sua terra di origine (e che ti punisce a zoccolate quando tu, bambino, sbagli). Il cane Pippo che lei addobba con gli abiti della mamma cioè tubini neri e gonne da hippy e che trucca con il rossetto e gli orecchini. Nella famiglia felice, la stravaganza domina sistematica: ciascuno segue infatti le proprie regole, c'è spazio per una iperbolica fantasia con giardini segreti, fate madrine e tate con l’ombrello volante mentre l’anticonformismo domina in una casa che è un’isola di libertà.

“Ogni mattina la stessa storia. Entrava in camera, spalancava finestra e lenzuola e attaccava a squarciagola:
“Jettala, jettala a mari / si la pigghja lu piscicani / si la pigghja lu piscitunnu, / jettala a mari ’mpundu, ’mpundu.”
“Eh?”
“Sumati che è tardu.”
“Eh?”
“Sumati, azati, guajunella.”
Maria comparve nella seconda metà degli anni settanta, quando i miei genitori decisero di rientrare in Italia. Mio padre aveva poco meno di quarant’anni, mia madre appena più di trenta. In dieci anni erano riusciti a cambiare tre nazioni, festeggiando ogni trasloco con un figlio. A quel punto era venuto il momento di diventare una famiglia tradizionale, avevano comprato una vera casa e si erano imbarcati nella loro impresa più difficile: diventare normali.”

Una casa immensa fatta di corridoi, di intercapedini, di sotterranei e cripte. Ciò che avviene dentro casa viene narrato da Nana, appena sei anni ma quella capacità di narrare in modo diretto innata nei piccoli. E' una storia di piccoli e grandi dettagli che dipinge i protagonisti della vita nella casa: il babbo, la mamma, Concepita Maria, Marco e la sua adolescenza, Gioele e la sua balbuzie ma anche le uova che diventano galline e i quattro cani, Pippo, Luana, sa-sa-Sasha e Kim e poi Pellecchia, il criceto sopravvissuto. E' sempre lei che conduce il lettore negli spazi più segreti della casa ma anche a bordo di una barca a vela da dove ha modo di iniziare a sperimentare cosa vuole dire davvero vivere. Un intreccio narrativo adatto alla lettura di tutti perché i personaggi incarnano tutti e nessuno: siamo noi, con i nostri pregi e i nostri difetti.

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"Il babbo sa disegnare il mondo, sfida la forza di gravità e costruisce una barca a vela nel seminterrato. La mamma è bellissima, ha i tacchi alti e ancor più alte pile di libri intorno a sé. Maria, la bambinaia, parla in calabrese stretto, non sa leggere e ha un cuore più grande dell’enorme giardino che circonda la casa. I ragazzi sono tre: Marco, alle prese coi primi turbamenti della pubertà, Gioele, afflitto da un’incoercibile balbuzie e da una pericolosa passione per la chimica, e la Nana, che dal basso dei suoi sei anni osserva e racconta. E poi c’è lei: la villa abbarbicata sulla collina sopra Genova dove la famiglia è appena approdata per provare, forse, a diventare normale. Certo, bisognerebbe disperdere la folla di animali di ogni tipo che ritengono di aver diritto di cittadinanza tra quelle mura. Chiudere le porte per impedire che il vento circoli senza tregua per le stanze. Evitare di dormire tutti per terra in salotto solo per godere della luna piena attraverso le vetrate… O forse è proprio questa la planimetria di una famiglia felice? Aprire questo romanzo è come entrare nella grande casa dove è possibile un’infanzia incantata. Poi l’incanto finisce, tutti lo sappiamo: ma qualcuno ha il dono di rimanere in contatto profondo con quella prima luce. L’esordio nella narrativa di Lia Piano è sorprendente proprio per la sicurezza con cui mescola memoria e invenzione, evitando ogni facile nostalgia attraverso la leggerezza. Lo humour che percorre queste pagine è come un gas sottile, che circonda anche le cose difficili e le solleva dal pavimento e dal cuore, per farle volare in una dimensione dove sorridere, e sorridere di sé, è salvifico e magicamente contagioso."

La Quinta T è una iniziativa editoriale di
Alexandro Deblis Everet Editore
Via Solferino, 4 - Cremona
Direttore Responsabile: Simone Manini
Direttore Editoriale: Fabio Tumminello
Registrazione al Tribunale di Cremona
n°616/2019 del 26 marzo 2019
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