Il 20 gennaio 1494 Firenze si sveglia sotto una coltre candida, un bianco manto che tutto avvolge...
E’ inverno, la neve fa il suo dovere e ricopre tutto attutendo il mondo, come suo solito...
Da un paio d’anni il signore della città è Piero, della famiglia dei Medici, faticosamente al lavoro per cercare di imitare le glorie di Lorenzo, il Magnifico che non c’è più...
Nelle vicinanze del suo palazzo i ragazzi si divertono a costruire pupazzi di neve: riti che si ripetono nei millenni, riti di cui voi stessi siete stati testimoni anche nella nostra tecnologica epoca...
Il tema preferito sono i leoni, un animale fiero e orgoglioso, un animale che tutti vogliono ricreare, un animale che è uno dei simboli di Firenze. I più dotati riescono a scolpire nella neve piccoli capolavori...
Piero però non è contento, vuole di più e fa chiamare un giovane artista, Michelangelo, talentuoso ma al momento un pochino fuori dal giro che conta...
“Stupiscimi, fammi emozionare”. Deve essere qualcosa del genere, ciò che esce dalla bocca di Piero, rivolto a Michelangelo: un invito, una sfida, l’occasione per farsi notare...
La tradizione vuole che si scolpiscano leoni, come abbiamo detto, ma per il nostro Michelangelo sarebbe troppo poco: vuole stupire, vuole che tutti notino il suo genio. Sceglie di rappresentare un Ercole: pensate la difficoltà di farlo con la neve...
Un genio però sa piegare la materia ai suoi scopi, non dimentichiamolo mai: l’Ercole che sortisce dalla neve è qualcosa di eccezionale, qualcosa di incredibile, qualcosa che ammutolisce chiunque abbia la fortuna di ammirarlo...
Tutta Firenze si precipita a visionarlo: Michelangelo cattura l’attenzione di tutti, mette al centro di Firenze il suo Ercole e in questo modo mette al centro del palcoscenico dell'arte la sua figura, quella di un genio senza tempo e senza limiti...
La materia, infatti, ha i suoi limiti ma il genio è la capacità di superare i limiti...